Il value at risk è un indicatore fondamentale per monitorare gli investimenti. Scopri come sfruttarlo con i tuoi risparmi.
Il Value at Risk (VaR) rappresenta una statistica che quantifica l’entità delle possibili perdite finanziarie all’interno di una società, di un portafoglio o di una posizione in un determinato arco temporale. Questa metrica viene comunemente utilizzata da banche di investimento e commerciali per valutare l’entità e le probabilità di potenziali perdite nei loro portafogli istituzionali.
I responsabili del rischio utilizzano il VaR per misurare e controllare il livello di esposizione al rischio. È possibile applicare i calcoli del VaR a posizioni specifiche, interi portafogli o utilizzarli per valutare l’esposizione complessiva al rischio dell’azienda.
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Comprendere il Value at Risk (VaR)
La modellazione del VaR determina il potenziale di perdita dell’entità in esame e la probabilità che tale perdita definita si verifichi. Il VaR viene misurato valutando l’entità della potenziale perdita, la probabilità di occorrenza dell’importo della perdita e l’arco temporale.
Ad esempio, una società finanziaria potrebbe determinare che un asset ha un VaR di 3% su un mese del 2%, rappresentando una probabilità del 3% che l’asset diminuisca di valore del 2% durante il periodo di un mese. La conversione del 3% di probabilità di occorrenza in un rapporto giornaliero colloca le probabilità di una perdita del 2% a un giorno al mese.
L’utilizzo di una valutazione del VaR a livello aziendale consente di determinare i rischi cumulativi derivanti dalle posizioni aggregate detenute da diversi desk di trading e dipartimenti all’interno dell’istituzione.
Utilizzando i dati forniti dalla modellazione del VaR, le istituzioni finanziarie possono determinare se dispongono di riserve di capitale sufficienti per coprire le perdite o se rischi più elevati del previsto richiedono una riduzione delle posizioni concentrate.
Metodologie per il Calcolo del Value at Risk (VaR)
Esistono tre principali modi per calcolare il VaR: il metodo storico, il metodo della varianza-covarianza e il metodo Monte Carlo.
Il metodo storico analizza la storia dei rendimenti passati e li ordina dalle peggiori perdite ai maggiori guadagni, partendo dal presupposto che l’esperienza dei rendimenti passati informerà gli esiti futuri.
Invece di presumere che il passato informi il futuro, il metodo della varianza-covarianza, anche chiamato metodo parametrico, presume che i guadagni e le perdite siano distribuiti normalmente. In questo modo, le perdite potenziali possono essere definite in termini di eventi di deviazione standard dalla media.
Un terzo approccio al VaR consiste nell’eseguire una simulazione Monte Carlo. Questa tecnica utilizza modelli computazionali per simulare i rendimenti previsti su centinaia o migliaia di possibili iterazioni. Successivamente, considera le probabilità che si verifichi una perdita, ad esempio il 5% del tempo, e ne rivela l’impatto.
Vantaggi e Svantaggi del Value at Risk (VaR)
Ci sono diversi vantaggi nell’utilizzo del VaR nella misurazione del rischio, come ad esempio la sua interpretazione semplice e l’ampia diffusione tra i professionisti del settore finanziario. Tuttavia, il VaR potrebbe non tener conto di eventi estremi, portando a una sottovalutazione del rischio effettivo.
Un altro svantaggio è che la valutazione della perdita potenziale rappresenta l’entità minima di rischio in una serie di risultati possibili. Ad esempio, una determinazione del VaR del 95% con un rischio dell’attivo del 20% rappresenta un’aspettativa di perdita di almeno il 20% uno ogni 20 giorni in media. In questo calcolo, una perdita del 50% conferma comunque la valutazione del rischio.
La crisi finanziaria del 2008 ha evidenziato queste problematiche poiché i calcoli del VaR hanno sottovalutato l’occorrenza potenziale di eventi di rischio rappresentati dai portafogli di mutui subprime.
L’entità del rischio è stata anche sottovalutata, il che ha comportato estremi rapporti di leva all’interno dei portafogli di mutui subprime. Di conseguenza, le sottovalutazioni dell’occorrenza e dell’entità del rischio hanno lasciato le istituzioni incapaci di coprire miliardi di dollari in perdite quando i valori dei mutui subprime sono crollati.
Esempio di Value at Risk (VaR)
La formula sembra semplice, in quanto ha solo alcuni input. Tuttavia, il calcolo manuale del VaR per un grande portafoglio è laborioso dal punto di vista computazionale.
Sebbene esistano diversi metodi diversi per calcolare il VaR, il metodo storico è il più semplice:
Value at Risk = vm (vi / v(i – 1))
M è il numero di giorni da cui vengono prese le serie storiche e vi è il numero di variabili al giorno i. Lo scopo della formula è calcolare la variazione percentuale di ciascun fattore di rischio per gli ultimi 252 giorni di negoziazione (il numero totale in un anno). Ogni variazione percentuale viene quindi applicata ai valori di mercato attuali per determinare 252 scenari per il valore futuro della sicurezza.
Conclusione
In conclusione, il Value at Risk (VaR) è uno strumento cruciale per valutare e gestire il rischio finanziario, tuttavia è essenziale comprendere appieno le sue limitazioni e utilizzarlo in combinazione con altre misurazioni e strumenti per ottenere una valutazione più completa e precisa del profilo di rischio di un investimento o di un portafoglio.
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Giacomo Saver – CEO Segreti Bancari