Per scoprire se il risparmio gestito conviene esaminiamone le caratteristiche, i pregi e i difetti.
Articolo aggiornato il 17 novembre 2021
Cos’è il risparmio gestito
Il risparmio gestito è un modo per investire i propri soldi affidandosi ad un professionista. Esso, in definitiva coniuga un servizio di diversificazione degli investimenti alla gestione professionale degli stessi. L’obiettivo è sollevare il risparmiatore dalla scelta dei migliori mercati, titoli o settori in cui investire.
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I principali prodotti che rientrano nella categoria sono:
- i fondi comuni di investimento
- le gestioni patrimoniali
- le polizze sulla vita (di del ramo 1, ramo 3 e multi ramo).
Fondi comuni di investimento
Con i fondi comuni di investimento il risparmiatore delega un professionista alla gestione del proprio denaro sulla base delle linee guida stabilite nel regolamento del prodotto. A fronte di tale servizio, come per tutti gli altri prodotti “gestiti”, la banca riceverà un compenso sotto forma di commissione.
Il problema fondamentale dei fondi è che la stragrande maggioranza degli stessi non riesce ad ottenere rendimenti superiori a quelli offerti, in media, dal mercato sottostante in cui il gestore investe.
Gestioni patrimoniali
Si tratta di un contratto tra una banca ed un cliente in virtù del quale la prima investe, su base individuale, le disponibilità finanziarie del secondo le linee guida fissate dallo stesso. A differenza dei fondi nella gestione patrimoniale il cliente può impartire istruzioni vincolanti al gestore in merito alle operazioni da compiere.
Una particolare attenzione va rivolta ai servizi che contengono, al loro interno, altri contenitori di prodotti finanziari, come ad esempio le GPF, ossia le gestioni in fondi. Queste ultime, infatti, presentano una duplicazione di costi che abbatte ulteriormente l rendimenti.
Polizze vita
Che si tratti di polizze del ramo i, o unit linked poco importa. I contratti assicurativi sulla vita sono investimenti cari ed inefficienti. Oltre ai costi notevoli, infatti, essi presentano una grande rigidità. In breve il cliente non è libero di rientrare in possesso delle somme investite a meno di attendere tempi lunghi e/o di pagare delle penali di uscita.
Risparmio amministrato: cos’è?
Attraverso questa forma tecnica l’investitore affida i suoi averi ad un intermediario. Tuttavia quest’ultimo è privo di un potere decisionale autonomo. Esso, infatti, dovrà limitarsi ad eseguire gli ordini che il cliente gli impartisce o a suggerire delle operazioni che il risparmiatore eseguirà per proprio conto.
Gli strumenti finanziari che fanno parte della categoria sono:
- azioni
- obbligazioni
- conti deposito e correnti
- ETF
I costi del risparmio gestito
Sottoscrivere un servizio di gestione dei propri soldi presenta costi notevoli. Essi, in particolare, sono di tre tipi:
Commissioni di ingresso
Si pagano all’atto dell’investimento iniziale. Si tratta, pertanto, di un costo una tantum che può essere scontato a discrezione del collocatore. Il funzionario di banca, o il consulente, può arrivare tranquillamente a dimezzare il costo di ingresso.
Altre volte, invece, può addirittura annullare la commissione.
Commissioni di gestione
Sono il costo annuo ricorrente addebitato in conto. Se si tratta di fondi comuni la commissione è prelevata direttamente dalle casse del fondo. L’investitore, pertanto, non vedrà alcun prelevamento diretto. Tuttavia si renderà conto che qualche cosa non va perché il suo investimento renderà meno rispetto al mercato sottostante.
Nel caso delle gestioni patrimoniali, invece, la commissione è addebitata trimestralmente direttamente sul conto del cliente.
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Commissioni di uscita
Si tratta di un onere alternativo rispetto al costo di ingresso. In questo caso al cliente viene addebitata una percentuale del valore corrente dell’investimento nel momento in cui decide di uscire dallo stesso. Di solito le commissioni di uscita sono strutturate sotto forma di “tunnel“.
In breve se il cliente vende il prodotto dopo un anno dalla sottoscrizione pagherà una percentuale alta. Il secondo anno la penalità si ridurrà, così anche il terzo ed il quarto anno per poi sparire del tutto.
Perché il risparmio gestito non conviene
Le ragioni sono piuttosto semplici e sono riconducibili a due aspetti che vale la pena approfondire.
L’incidenza dei costi
I mercati finanziari sono estremamente concorrenziali. Ciò implica che sia molto difficile riuscire ad ottenere performance superiori alla media in modo continuativo. Chi ci riesce, infatti, di solito è fortunato ma non riesce ad ottenere il medesimo risultato su periodo di tempo lunghi.
La rivista Fortune, ad esempio, ha dimostrato che i gestori di fondi che svettano in testa alle classifiche alla fine di un decennio non compaiono più alla fine del decennio successivo. Il motivo principale è che i mercati finanziari hanno raggiunto, in media, una elevata efficienza, sicché ottenere risultati sistematicamente migliori degli altri è davvero arduo.
Al contrario i costi hanno la loro importanza e incidono grandemente sulla performance che un investitore potrà ottenere. Tanto più gli oneri sono bassi tanto migliore sarà il risultato finale.
Questa regola, però, collide con l’esigenza degli attori del mercato di portare a casa un utile.
Il conformismo finanziario
Le banche e le società di gestione (SGR) guadagnano in proporzione alle masse gestite. Ciò implica che quando un fondo raggiunge un importo piuttosto elevato il gestore cambierà la propria politica di investimento. Invece di cercare di produrre rendimenti elevati per farsi notare dai risparmiatori che “inseguono” le performance, i gestori tendono ad allinearsi alla media.
Lo scopo, infatti, consiste nell’ottenere risultati pari a quelli della concorrenza. In tale modo l’investitore non avrà convenienza a cambiare prodotto, dal momento che anche i competitors saranno su livelli di guadagno del tutto simili.
In definitiva l’investitore che si affida ad una banca per la gestione dei propri soldi finisce con l’ottenere guadagni inferiori rispetto a quelli che potrebbe ottenere usufruendo di strategie di investimento a basso costo che usino prodotti efficienti.
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Come investire i propri soldi
Abbiamo visto che non conviene affidare la gestione dei propri risparmi né ai fondi, né alle polizze o alle assicurazioni sulla vita. Quella che segue è una breve esamina delle alternative a disposizione dell’investitore nel 2021.
Investire 100.000 € nel 2021
Immaginiamo un cliente che abbia una cifra importante da impiegare. Posto che questi farà bene a girare alla larga dai fondi e dagli altri strumenti esaminati, ecco allora come potrà procedere:
Attività finanziarie consigliate
- azioni
- obbligazioni corporate
- immobili (REITs)
- metalli preziosi
- titoli di Stato
- liquidità.
Strumenti finanziari suggeriti
Invece di usare fondi, gestioni e polizze l’investitore potrà impiegare i suoi soldi in ETF, selezionando i migliori per ogni categoria e attribuendo ad ognuno di essi un peso coerente con i propri obiettivi di investimento e con la tolleranza al rischio.
Gli investimenti più sicuri
Al contrario, chi vuole impiegare i propri soldi senza correre rischi, potrà considerare queste classi di attivo:
Attività finanziarie consigliate
- conti deposito
- titoli di stato a tasso fisso e indicizzati all’inflazione
- obbligazioni corporate “investment grade“
- risparmio postale
- conti correnti.
Strumenti finanziari suggeriti
I migliori prodotti da usare sono quelli che minimizzano i costi di gestione, azzerando al tempo stesso le commissioni di ingresso o di uscita. Oltre a libretti e buoni postali un’alternativa interessante sono gli ETF obbligazionari. Questi, infatti, offrono una grande diversificazione contenendo i costi.
Think different. Invest differently.
Giacomo Saver – CEO di Segreti Bancari