Il ribilanciamento del portafoglio è un’operazione utile a mantenere lo stesso allineato con gli obiettivi di investimento, aumentarne la performance e ridurre i rischi.
Cosa significa ribilanciare un portafoglio
L’andamento erratico dei mercati cambia di continuo il controvalore dei propri investimenti. A causa di ciò il peso relativo che gli stessi hanno cambia in modo involontario, provocando variazioni automatiche nell’asset allocation tattica.
Ad esempio, quando siamo partiti le azioni Usa pesavano per il 15% del totale. Dopo due anni di rialzi la loro importanza è crescita. Oggi, in breve, esse prendono il 20% del portafoglio, che è diventato più concentrato. Viceversa, a causa della minore effervescenza, i bond in euro sono passati dal 10% al 9% del totale. Che fare?
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Attraverso il ribilanciamento del portafoglio le varie classi di attivo vengono “ribasate” al livello di partenza. Ciò ha vantaggi importanti sia sul livello di rischio sia sul rendimento.
Strategia di ribilanciamento PIC
Vediamo come ottimizzare un portafoglio che non prevede, di per sé, il versamento periodico costante di nuova liquidità. Quando i pesi delle varie classi di attivo cambiano è possibile fare l’ottimizzazione in tre modi diversi. Immaginiamo, ad esempio, che un ETF azionario globale sia cresciuto a discapito dell’obbligazionario.
Ecco tre strade possibili per riportare i pesi al loro valore “nativo”:
- comprare il prodotto obbligazionario con nuova liquidità, così da ridurre il peso delle azioni
- vendere quote dell’ETF azionario per comprare il fondo obbligazionario
- liquidare parte del prodotto azionario aumentando la liquidità.
La prima soluzione presenta il vantaggio di evitare il pagamento delle imposte sulla plusvalenza, o di creare una minus difficilmente recuperabile. Lo svantaggio, tuttavia, sta nel fatto che se il patrimonio è importante la liquidità necessaria potrebbe essere non disponibile.
Infine l’immissione di nuove disponibilità, se fatta nel momento sbagliato, ridurrebbe il rendimento complessivo del portafoglio (se misurato con il Money Weighted Rate of Return).
L’ultima opzione, invece, presenta lo svantaggio di ripristinare i pesi solo in parte. Ad una riduzione delle azioni, infatti, non corrisponde un incremento dell’altra classe di attivo. La seconda opzione, invece, è quella da preferirsi. Essa ha tuttavia due piccolo svantaggi. In primo luogo comporta il pagamento di una doppia commissione (sulla vendita e sul riacquisto). Dall’altro, inoltre, implica la creazione di una plusvalenza tassabile (o di una minus non recuperabile).
Come fare con i PAC
Se la nostra strategia preve il piano di accumulo, il discorso cambia. In questo caso dovremmo usare la nuova liquidità per rimettere a posto i pesi, convogliandola verso le classi di attivo che hanno “perso quota”.
Nel concreto possono verificarsi queste situazioni:
- la rata è sufficiente a rimettere i pesi a posto
- la rata è di importo insufficiente.
Nel primo caso basterà investire tutta la nuova liquidità nell’investimento per il quale vogliamo alzare il peso. Nel secondo caso, invece, possiamo optare per due strade diverse. Una possibilità consiste nel continuare a investire le rate successive nel medesimo prodotto, fino a che il peso si regolarizza.
Questa strada è percorribile se con “poche” rate si può facilmente ripristinare il tutto. Se, invece, servono più soldi o si immette una liquidità aggiuntiva, se disponibile, o si procede in modo misto. In questo caso si tratta di agire congiuntamente sia con denaro nuovo sia attraverso la vendita parziale dell’attività che è salita di più.
Una via di mezzo potrebbe essere anticipare la somma che serve prendendola dalle rate future. Se, ad esempio, accantoniamo 500 € al mese e per rimettere a posto il portafoglio servono 5.000 € potremmo investirli subito, saltando i dieci mesi successivi.
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I punti di forza e di debolezza delle opzioni esaminate sono le stesse del caso precedente. Tieni comunque conto che se lo scostamento non è molto grande i controvalori che andrai a movimentare saranno piccoli. Ciò comporterà il pagamento di poche tasse o la creazione di minusvalenze del tutto trascurabili.
Perché il ribilanciamento del portafoglio è importante
I mercati finanziari sono governati dalla regola della regressione verso la media. In breve ciò che ha reso “eccezionalmente bene” per un periodo performerà poco in quello successivo e viceversa. L’ottimizzazione del portafoglio, fatta nei modi descritti, permette di sfruttare questo fenomeno a proprio vantaggio.
In particolare i benefici saranno diversi a seconda che i mercati siano saliti o scesi.
Ribassi importanti
Quando il mercato crolla l’acquisto di nuove quote delle asset class sotto pressione è estremamente difficile a livello psicologico. Tuttavia operare in controtendenza comporta l’ottenimento di guadagni importanti nelle fasi di recupero successive. Il 2020, ad esempio, si è chiuso con una salita delle borse, avvenuta passando attraverso un crollo.
Chi ne ha approfittato, vincendo la propria paura e sfidando il fallace comune buon senso, ha aggiunto 2 o 3 punti percentuali di guadagno a fine anno.
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Mercati in crescita
Quando le quotazioni salgono ribilanciare il portafoglio permette di ridurre i rischi. Immagina, ad esempio, di voler una esposizione azionaria del 60%. Se, in seguito ai rialzi, sei al 70% ti trovi troppo esposto rispetto ai tuoi obiettivi. Inoltre se sei disposto ad accettare il 70% del totale investito in capitale di rischio avresti potuto farlo prima, non credi?
Ricorda che seguire questa strada per ottimizzare gli investimenti richiede una grande disciplina e un atteggiamento controcorrente, che noi abbiamo chiamato “Salmon“. Si tratta, infatti, di vendere i vincenti per abbracciare i perdenti, mentre il mainstream fa esattamente il contrario.
La frequenza ed i costi del ribilanciamento del portafoglio
Ribilanciamento frequente
La strategia comporta i seguenti vantaggi:
- portafoglio sempre aderente a quello desiderato
- sfruttamento della volatilità di breve periodo delle quotazioni.
Esistono, tuttavia, anche alcuni punti deboli:
- costi frequenti
- attività che richiede tempo e calcoli ripetitivi
Soluzioni pratiche
Ecco le due strade che l’investitore consapevole può percorrere.
Ottimizzazione periodica
Ribilanciare il portafoglio ogni 3- 6 mesi. Ciò permette di sfruttare la diversificazione temporale (grazie alla scarsa autocorrelazione dei rendimenti) e di ottimizzare i costi connessi con l’operatività. Inoltre è sufficiente impostare la scadenza su un calendario e si è a posto.
Ottimizzazione vincolata alla volatilità
Una seconda opzione consiste nell’operare quando uno o più dei mercati sottostanti l’investimento si muovono in modo anomalo. Il momento migliore, in sintesi, si ha quando lo scostamento tra il valore attuale di una classe di attivo e quello desiderato è del 5% circa, oppure quando si verificano crolli importanti.
Costi
Una movimentazione del portafoglio fatta per piccole cifre comporta il pagamento di costi bancari aggiuntivi. Per questa ragione ha senso movimentare il portafoglio (o investire nuova liquidità) solo se le somme coinvolte superano i 2.000 €. In questo modo si minimizzerà l’impatto dei costi bancari.
Evitare di ribilanciare
Chi vuole una soluzione chiave in mano che eviti il ribilanciamento potrà usare gli ETF Life Strategy. Questi, in quanto portafogli di ETF, applicano un’asset allocation costante, il che comporta il periodico allineamento dei pesi. Si tratta di una soluzione particolarmente indicata per chi dispone di capitali modesti e vuole automatizzare il processo.
Risorse per approfondire
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Giacomo Saver – CEO di Segreti Bancari