Azioni o ETF: cos’è meglio? L’investitore consapevole dovrebbe optare per un mix dei due strumenti, indicizzando la gran parte del portafoglio dedicando ai singoli titoli una quota residuale.
Meglio le azioni o gli ETF?
Ogni strategia di investimento ha come obiettivo finale la massimizzazione del rendimento dato un certo livello di rischio. O, viceversa, la minimizzazione della volatilità per un dato livello di redditività. L’investitore di lungo periodo, che sia disposto a sopportare fluttuazioni marcate dal proprio portafoglio, ha a disposizione i titoli di capitale per raggiungere l’obiettivo.
Questi, in breve, si possono detenere singolarmente, grazie all’acquisto di singole azioni o attraverso ETF diversificati. Prima di arrivare alla conclusione e motivare il nostro consiglio, esaminiamo i pro e i contro di ciascuna delle alternative proposte.
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Investire in azioni singole
L’azione è, come è noto, una quota di partecipazione al capitale sociale di una società. Essa conferisce al titolare la qualifica di socio. Questi, in definitiva, ha diritto alla partecipazione agli utili e al capitale liquidato in caso di estinzione della società.
Esistono diversi tipi di azione. I titoli ordinari, detti anche “common stocks” offrono il pieno diritto al socio. Quest’ultimo, infatti, può tra l’altro partecipare alle assemblee ordinarie e straordinarie prendendo parte attivamente alla vita societaria.
I titoli privilegiati (preferred stocks) o di risparmio, invece, a fronte di dividendi minimi garantiti o di prelazione al momento della distribuzione degli utili limitano i diritti amministrativi. Ad esempio il voto potrà essere limitato alle sole assemblee straordinarie, o soppresso del tutto.
È utile ricordare che le preferred stocks possono essere meno liquide. Ciò comporta differenziali denaro-lettera più ampi e a volte maggiori difficoltà al momento della vendita.
Da un altro punto di vista abbiamo la suddivisione tra large cap e mid/small cap. Mentre le prime sono rappresentative di società a larga o larghissima capitalizzazione le seconde sono espressione di realtà aziendali piuttosto piccole.
Le penny stocks, infine, sono una particolare categoria di titolo di capitale la cui quotazione è inferiore ad un dollaro. Come sempre maggiori sono i rischi maggiore è la possibilità di guadagno e viceversa.
I vantaggi dello stock picking
L’attività di selezione dei singoli titoli è nota come stock picking. Essa offre all’investitore una serie di vantaggi. In primo luogo è possibile personalizzare al massimo l’investimento, poiché il portafoglio sarà composto solo dai titoli preferiti.
Dal punto di vista fiscale la strategia permette di compensare minusvalenze precedenti con plusvalenze successive. Ammesso che si riesca a scegliere strumenti che effettivamente guadagnano ciò permetterà una maggiore efficienza fiscale complessiva.
Svantaggi
Il problema principale della selezione dei singoli titoli sta nel fatto che lo stock picking richiede una notevole capacità di ricerca. Oltre alle competenze richieste, che vanno dalla ragioneria generale all’analisi di bilancio, occorre trovare il tempo per analizzare la salute delle società che si desidera avere in portafoglio.
L’attività può essere semplificata grazie ad appositi strumenti che permettono di estrarre i titoli che hanno determinate caratteristiche impostate dall’utente. Tuttavia occorre fare analisi ulteriori, il che porta via parecchio tempo.
Fondi negoziati in borsa
Gli ETF sono fondi comuni di investimento quotati in borsa. Essi sono, di fatto, portafogli diversificati che replicano l’andamento di un determinato indice finanziario. Gli Exchange Traded Funds permettono di incassare i dividendi pagati dai titoli sottostanti.
In particolare abbiamo i prodotti ad accumulo, che reinvestono automaticamente i proventi, e quelli a distribuzione che li accreditano periodicamente sul conto corrente dell’investitore. Al pari delle azioni anche i fondi sono scambiati in borsa in tempo reale.
È quindi possibile comprare o vendere interi panieri di titoli durante tutta la seduta, dalle 9 alle 17 pressappoco.
Vantaggi dei cloni
Il principale vantaggio dei fondi quotati è la diversificazione. Con una sola operazione, infatti, è possibile investire in centinaia di titoli diversi, ammortizzando meglio il rischio. Un’altro punto di forza di questi prodotti sta nella trasparenza.
Andando sul sito del gestore, infatti, è sempre possibile conoscerne la composizione esatta. L’investitore, quindi, sa sempre con precisione i titoli in cui ha impiegato i suoi soldi. Scegliere gli ETF permette di risparmiare tempo. L’attività di ricerca, infatti, si sposta dal singolo titolo al settore o all’area geografica di investimento.
Grazie ai fondi, in definitiva, è possibile impostare una strategia di “buy & hold” che ben si sposa con la logica dei portafogli permanenti.
Svantaggi
I punti deboli dei replicanti sono due. In primo luogo essi non sono fiscalmente efficienti. In breve le plusvalenze e le minusvalenze non si compensano, provocando (in senso lato) una perdita per l’investitore.
Va detto, tuttavia, che una strategia di investimento oculata terrà conto a priori di questo aspetto.
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Un secondo aspetto da tenere in considerazione sono i costi di gestione. Mentre le azioni ne sono prive gli ETF addebitano indirettamente all’investitore un onere massimo dello 0,50% l’anno.
I rischi di azioni ed ETF
L’acquisto di titoli di capitale comporta due tipi di rischio. Da un lato abbiamo il rischio sistematico, o di mercato. Esso si traduce nelle maggiori o minori performance che il titolo avrà rispetto al mercato nel suo complesso e comprende l’effetto trascinamento.
Quando le cose vanno bene, in sintesi, tutti gli strumenti finanziari tendono a crescere; viceversa nelle fasi negative. L’indice beta misura proprio la rischiosità del singolo titolo. Un valore superiore ad uno implica che l’azione è aggressiva. Essa, in definitiva, crescerà di più nelle fasi positive del mercato, ma perderà di più durante i ribassi.
Al contrario un beta minore di uno contraddistingue i titoli difensivi. Essi, infatti, guadagnano meno nei mercati rialzisti ma scendono meno nelle fasi negative.
Gli ETF, al contrario, presentano un beta di uno. Ciò significa che essi replicano esattamente il mercato sottostante, senza amplificazioni o de amplificazioni, eccezion fatta per i prodotti a leva. Il singolo titolo, infine, comporta il rischio specifico. Esso attiene al fatto che l’azienda possa essere penalizzata o premiata sui mercati grazie o a causa di eventi che la riguardano direttamente.
A livello di volatilità è inutile nascondere il fatto che le azioni sono più pericolose degli ETF. A causa della compresenza di entrambi i rischi (specifico e sistematico) l’investitore che si concentra sulle singole aziende dovrà sopportare fluttuazioni maggiori. Egli potrà, infine, perdere l’intero capitale in caso di default dell’emittente.
La liquidità
La possibilità di rientrare in possesso dei propri soldi in modo rapido e senza penalizzazioni dipende dall’attività dell’operatore noto come “market maker” e dalla microstruttura del mercato.
In linea di massima le azioni di società a larga capitalizzazione sono molto liquide. Esse possono essere comprate e vendute senza il rischio di non trovare una controparte. Inoltre il differenziale tra le migliori proposte in acquisto e in vendita (spread denaro – lettera) è sempre contenuto, così come lo è lo scarto tra due proposte successive nel book di negoziazione.
Allo stesso modo alcuni ETF sono più liquidi di altri. In questo caso, però, le cose si complicano. Infatti a contribuire alla bontà dello strumento concorrono tre fattori:
- la liquidità dei titoli che formano l’indice clonato;
- il volume scambiato;
- il patrimonio del fondo.
Meglio azioni o ETF? Conclusione e opinioni
Investire in azioni è potenzialmente più redditizio che scegliere gli ETF, a patto di intercettare i titoli giusti. Ne consegue che lo stock picking non è adatto per tutti, anche a causa delle competenze richieste e del tempo necessario per svolgere le dovute analisi.
Warren Buffett, ad esempio, dice che chi non riesce a dedicare almeno 6-8 ore alla settimana alla ricerca farà bene a preferire l’investimento in un fondo diversificato. Allo stesso modo la pensava Benjamin Graham che fa una netta distinzione tra l’investitore “pigro”, che dovrebbe indicizzare il portafoglio, e quello “intraprendente” che cerca di guadagnare di più mettendo maggiore impegno.
Poiché è indubbio che la selezione dei titoli migliori, in grado di battere il mercato, sia un lavoro complesso e poco redditizio, la nostra opinione è di non farlo. L’elevata concorrenza tra gli operatori fa sì che la maggior parte delle azioni siano correttamente valutate per la maggior parte del tempo.
Ciò implica che ci sono poche chance di trovare strumenti finanziari che permettano, sistematicamente, di fare meglio del mercato. La tabella che segue, che precede il nostro consiglio finale, evidenzia le caratteristiche delle due alternative:
A nostro avviso la risposta al quesito è semplice. O l’investitore evita del tutto di perdere tempo nella scelta delle singole azioni, o farà bene ad usare un approccio di tipo “core-satellite“. In breve investirà in ETF la parte più importante del portafoglio (circa il 90% del totale), mentre dedicherà allo stock picking solo il restante 10%.
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