I Mercati o Paesi Emergenti sono Stati dal grande potenziale economico e lo scorso anno hanno avuto un andamento positivo. Tuttavia, presentano instabilità politica e valutaria e le aspettative di rendimento non sono sempre così elevate come i mercati più sviluppati. In questo articolo vedremo se si tratta di un buon investimento e ti daremo la nostra opinione al proposito.
I Mercati Emergenti: cosa sono
Quando si parla di Mercati Emergenti, ci si riferisce all’acronimo NIC (Newly Industrializing Countries) che è caratterizzato da economie non ancora completamente sviluppate, ma che soddisfano tutti i requisiti per esprimere un grande potenziale non sfruttato. Esso, infatti, può guidare la crescita del Prodotto Interno Lordo (PIL) nel lungo periodo.
Nonostante l’ottimo andamento del 2023, i mercati finanziari in via di sviluppo non offrono sempre opportunità di rendimento molto elevato e sono soggetti a rischio e volatilità. In questo post spiegheremo come e dove investire nei Mercati Emergenti.
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Prima di iniziare, è importante conoscere le caratteristiche di un Paese emergente. Ecco, in breve, ciò che li contraddistingue:
- trasformazione dei processi agricoli e impulso all’industria e all’urbanizzazione;
- forte trasformazione sociale che ha portato a una diminuzione del tasso di povertà e alla nascita di una forte classe media con nuovi consumi;
- rapida crescita economica basata sulle esportazioni;
- aumento dei capitali dall’estero con investimenti che puntano a risultati di lungo periodo in aree dove l’instabilità politica ha spesso un impatto sulla crescita economica e sociale.
Cosa sapere prima di investire
Dovrebbe essere chiaro che il termine “Paesi Emergenti” non si riferisce solo alla situazione economico-finanziaria, ma anche allo sviluppo sociale di alcuni paesi. La loro definizione si basa, infatti, su 3 criteri: reddito pro capite, diversificazione delle esportazioni e grado di integrazione nel sistema finanziario globale.
Secondo il Fondo Monetario Internazionale (FMI), sono 25 i Paesi Emergenti: Cina, Brasile, Cile, Colombia, Repubblica Ceca, Egitto, Grecia, India, Indonesia, Kuwait, Malesia, Messico, Perù, Filippine, Polonia, Qatar, Russia, Arabia Saudita, Sudafrica, Corea del Sud, Taiwan, Thailandia, Turchia, Ungheria, Emirati Arabi Uniti.
I principali benchmark azionari per valutare le caratteristiche dell’investimento nei mercati emergenti sono l‘MSCI Emerging Markets e del FTSE Emerging. Il primo è quello più noto e diffuso. Anche il secondo, però, riscuote un certo successo.
La Cina è il mercato più importante all’interno dell’area. Essa, infatti, è la seconda potenza economica mondiale, con un PIL du circa 13,5 miliardi di dollari sui circa 37,5 miliardi complessivi degli “emerging”.
La performance dei mercati azionari dell’area mostra, su un periodo di trent’anni, una notevole crescita. Essa, però, è intervallata da momenti di grande discesa. Ciò rende questa classe di attivo adatta solo ad investitori con una elevata tolleranza al rischio.
Conviene investire?
Gli emerging markets (EM) oggi rappresentano un’ottima opportunità di investimento sul mercato . La scelta di investire nei Mercati Emergenti deve tuttavia fare parte di una più ampia strategia di portafoglio. Bisogna ricordare, infatti, che non esistono investimenti “buoni” o “cattivi” in sé ma tutto dipende dal contesto di riferimento.
Quelle che seguono sono tre ragioni per cui è interessante considerare l’area in questione:
- nell’indice azionario MSCI Emerging Markets sono inclusi paesi quali la Cina e la Corea del Sud. In particolare la seconda vanta al proprio interno un colosso come Samsung;
- l’indice EMBI+, rappresentativo dell’investimento emergente in valuta forte conta per la metà su bond investment grade. Si tratta, quindi, di un mercato maturo che non ha particolari problemi di liquidità. Gli alti rendimenti attraggono investitori delusi dai bassi tassi di interesse nella zona euro;
- I titoli obbligazionari in valuta locale hanno rendimenti interessanti. Tuttavia le valute deboli tendono strutturalmente a deprezzarsi. Ciò ci conduce a due valutazioni. Da un lato è bene preferire titoli in dollari, o con copertura dal rischio cambio. Dall’altro l’investitore farà bene a diversificare molto il portafoglio scegliendo ETF diversificati che abbiano al proprio interno più valute.
Quali sono i rischi?
Investire nei Mercati Emergenti presenta rischi elevati. Molti Stati, infatti, hanno dei sistemi contabili diversi da quelli occidentali e meno trasparenti e la mancanza di flussi nelle strategie dedicate al debito degli EM può rappresentare uno dei principali rischi. Inoltre il 2023 è stato il secondo anno consecutivo in cui si sono visti deflussi netti, anche se rispetto all’anno 2022 si è visto un accenno di miglioramento.
A ciò si aggiungono i problemi sociali legati alla forte crescita e trasformazione economica in atto.
L’investimento conviene solo all’interno di un portafoglio ben diversificato e per investitori con un’ottica di lungo periodo.
Ragioni per investire nei Mercati Emergenti
La situazione geopolitica mondiale ha intensificato le pressioni inflazionistiche, compromettendo le prospettive del quadro economico globale. Le conseguenze prodotte dalla guerra sulle forniture di materie prime sono state il principale problema sulla domanda globale e sui margini aziendali negli ultimi tempi.
Tuttavia, per le azioni dei Mercati Emergenti la situazione complessiva non è necessariamente negativa e la flessione inaspettata dell’inflazione ha generato aspettative positive. Abbiamo individuato alcuni fattori chiave che nei mesi a venire potrebbero sostenere la performance di questa asset class.
La performance macroeconomica della Cina
Nel 2023 le divergenze tra le attività economiche statunitensi ed europee, rispetto a quelle cinesi, sono state molto forti. Questo ha contribuito a una significativa variazione di performance tra i mercati emergenti e quelli sviluppati, aggravata dalla forza del mercato statunitense. Nei prossimi mesi, però, quando l’attenzione si sposterà gradualmente dai rendimenti, i mercati asiatici potrebbero catturare l’attenzione degli gli investitori globali. Inoltre, la maggior parte delle banche cinesi sono imprese statali e di conseguenza si riduce nettamente il rischio sistemico.
Cambiamenti globali tassi e inflazione
La svolta da parte della Banca centrale americana (FED) è uno dei momenti più attesi (per i più ottimisti) a marzo 2024. Inoltre il calo dell’inflazione agevola il debito dei mercati emergenti, così come la crescita economica.
Diversificazione
Le obbligazioni dei mercati emergenti risultano più interessanti per performare a lungo termine, hanno poi una bassa correlazione con i mercati sviluppati e costituiscono un’opportunità di diversificazione del portafoglio. In questo caso però rischio è più elevato rispetto ai mercati sviluppati.
Conviene investire negli emergenti? La nostra opinione
Sicuramente oggi conviene investire nei Paesi emergenti ma in maniera oculata. Il motivo è da rintracciare nel fatto che i paesi emergenti sono sì in trend positivo e spesso sottovalutate rispetto a grandi potenze come gli Stati Uniti, ma è da un po’ di tempo che sottoperformano e per tale motivo il trend si è indebolito. Quindi è consigliabile adottare un approccio cauto e limitato per far fronte ai molteplici rischi che potrebbero presentarsi.
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Giacomo Saver – CEO di Segreti Bancari