I BFP Obiettivo 65 pagano una rendita certa per 15 anni e proteggono dall’inflazione. Sono interessanti, ma nascondono qualche insidia.
Come funzionano i BFP Obiettivo 65
I nuovi buoni fruttiferi postali nascono con l’obiettivo di produrre una rendita certa che il risparmiatore potrà percepire tra i 65 e gli 80 anni. In modo analogo agli altri buoni essi presentano una serie di caratteristiche interessanti:
- sono emessi dalla Cassa Depositi e Prestiti e godono della garanzia dello Stato
- non hanno costi di emissione, di rimborso o di gestione
- non hanno un valore di mercato, ma sono rimborsati almeno al valore di emissione
- usufruiscono della tassazione agevolata al 12,50% degli interessi.
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Il funzionamento dei BFP 65 è abbastanza complesso. Esso, in breve, si articola attraverso due fasi.
L’accumulazione
La fase di accumulo inizia con la sottoscrizione del buono e termina con il compimento del 65-esimo anno di età da parte del risparmiatore. Durante questo periodo il titolo si comporta come tutti gli altri investimenti postali. Esso, infatti, produce degli interessi che vengono capitalizzati ogni sei mesi.
Durante la fase di accumulo è possibile incassare i buoni ottenendo un guadagno che va da un minimo dello 0,22% netto annuo ad un massimo dello 0,67% annuo netto.
Gli interessi crescono all’aumentare del periodo di investimento. Se il BFP è rimborsato entro tre anni dalla sua emissione non vengono pagati interessi.
Al compimento del 65-esimo anno di età il sottoscrittore può decidere se incassare il montante accumulato o trasformare lo stesso in rendita.
Se il tasso di inflazione, misurato dall’indice FOI, supera gli interessi il capitale si rivaluterà ad un livello pari all’inflazione stessa. Questo meccanismo, operativo solo al compimento del 65-esimo anno di età del cliente, permette la difesa del capitale dall’inflazione.
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La rendita
La fase di rendita inizia con il compimento del 65-esimo anno di età del sottoscrittore e termina con l’80-esimo anno. Durante questo periodo Poste Italiane pagherà al risparmiatore (o presumibilmente agli eredi) una rendita certa rapportata al capitale versato più gli interessi maturati.
Il tasso di interesse pagato nella fase di erogazione si applica sul capitale decrescente, ossia al netto degli importi già pagati. Esso, inoltre, dipende dall’età che il sottoscrittore aveva al momento dell’acquisto del BFP obiettivo 65.
Il rendimento minimo, in questa fase, è del 2,55% lordo annuo, mentre il tasso massimo è del 2,55%. Quest’ultimo si applica se l’investitore ha comprato il buono quando aveva 18 anni.
A titolo di esempio 20.000 € versati da un diciottenne produrranno una rendita mensile minima netta di 229 €. Tuttavia gli stessi 20.000 € versati da un quarantenne daranno solo 166 € di rendita.
Vantaggi e svantaggi
I BFP obiettivo 65 presentano alcuni punti di forza, ma anche degli svantaggi.
Punti di forza
Il prodotto è estremamente flessibile. Il taglio minimo di sottoscrizione, infatti, è di soli 50 €. Essi, inoltre, non presentano alcun tipo di costo e, a differenza dei fondi pensione, possono essere rimborsati in qualsiasi momento senza penalità. La protezione dall’inflazione garantisce il potere di acquisto delle somme erogate, sia sotto forma di capitale, sia di rendita.
Infine i buoni possono essere donati ad un giovane, a condizione che questi abbia compiuto 18 anni. In tale modo gli si garantirà una rendita futura certa, protetta dalla garanzia dello Stato.
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Punti di debolezza dei BFP Obiettivo 65
Il titolo ha alcune criticità che è opportuno conoscere per fare una scelta consapevole.
Il meccanismo di calcolo è abbastanza complesso. Questo rende i BFP più difficili da capire rispetto ai tradizionali prodotti postali. In secondo luogo i buoni offrono interessi più allettanti per i sottoscrittori giovani. Essi, pertanto, sono poco adatti agli investitori più “maturi”.
La rendita non è vitalizia. Essa, infatti, termina al compimento dell’80-esimo anno di età del sottoscrittore.
Ogni buono è un titolo a sé. Inoltre la dipendenza della rendita dall’età di sottoscrizione lo rende poco adatto per un PAC. Questo, infatti, diventa meno redditizio mano a mano che il tempo passa.
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Giacomo Saver – CEO di Segreti Bancari