Hai già sentito parlare di questo “indice della paura” ma non sai esattamente come funziona? Scopriamo cos’è l’indice VIX, come si calcola, come funziona, e come usarlo nelle tue scelte di investimento.
Quando la volatilità del mercato aumenta o diminuisce, i siti web finanziari, i blogger, i social media, i giornali e i commentatori televisivi fanno tutti riferimento al VIX: è un indice di riferimento progettato specificamente per tracciare la volatilità dell’S&P 500.
La maggior parte degli investitori che hanno familiarità con il VIX lo chiamano comunemente “indicatore della paura”, perché è diventato un proxy della volatilità del mercato. Il VIX è stato creato dal Cboe Global Markets (CBOE), originariamente noto come Chicago Board Options Exchange.
Il Volatility Index (VIX) è un indice in tempo reale che rappresenta le aspettative del mercato sulla forza relativa delle variazioni di prezzo a breve termine dell’indice S&P 500. Essendo derivato dai prezzi delle opzioni sull’S&P 500 con scadenza a breve termine, genera una proiezione a 30 giorni della volatilità.
La volatilità, ovvero la velocità di variazione dei prezzi, è spesso considerata un modo per misurare il sentiment del mercato, e in particolare il grado di paura degli investitori.
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Cos’è la volatilità?
La volatilità è una misura statistica della dispersione dei rendimenti di un determinato titolo o indice di mercato. Nella maggior parte dei casi, più alta è la volatilità, più rischioso è il titolo. La volatilità viene spesso misurata in base alla deviazione standard o alla variazione dei rendimenti dello stesso titolo o indice di mercato.
Nei mercati mobiliari, la volatilità è spesso associata a forti oscillazioni in entrambe le direzioni. Ad esempio, quando il mercato azionario sale e scende di oltre l’1% per un periodo di tempo prolungato, si parla di mercato volatile. La volatilità di un’attività è un fattore chiave nella determinazione del prezzo dei contratti di opzione.
Volatilità storica e volatilità implicita
La volatilità implicita, nota anche come volatilità prevista, è una delle metriche più importanti per i trader. Come suggerisce il nome, consente di determinare quanto sarà volatile il mercato in futuro. Questo concetto offre ai trader anche un modo per calcolare la probabilità.
Chiamata anche volatilità statistica, la volatilità storica misura le fluttuazioni dei titoli sottostanti misurando le variazioni di prezzo in periodi di tempo predeterminati. È meno diffusa rispetto alla volatilità implicita perché non è orientata al futuro.
Come negoziare il VIX
Il VIX ha aperto la strada all’utilizzo della volatilità come asset negoziabile, anche se attraverso prodotti derivati. La CBOE ha lanciato il primo contratto futures negoziato in borsa basato sul VIX nel marzo 2004, seguito dal lancio di opzioni sul VIX nel febbraio 2006.
Questi strumenti consentono un’esposizione pura alla volatilità e hanno creato una nuova classe di attività. I trader attivi, i grandi investitori istituzionali e i gestori di hedge fund utilizzano i titoli legati al VIX per la diversificazione del portafoglio, poiché i dati storici dimostrano una forte correlazione negativa della volatilità con i rendimenti del mercato azionario, ossia quando i rendimenti azionari scendono, la volatilità sale e viceversa.
Gli investitori possono prendere posizione sul VIX attraverso contratti futures o opzioni, oppure con ETF basati sul VIX. Ad esempio, il ProShares VIX Short-Term Futures ETF (VIXY) traccia un determinato indice variante del VIX e prende posizione in contratti futures collegati.
Perché fare trading sul VIX? Le ragioni sono essenzialmente due:
- speculare a breve termine
- diversificare il proprio portafoglio finanziario grazie ad un prodotto negativamente correlato con le azioni.
A titolo di esempio chi ha investito nella borsa USA e teme un ribasso delle quotazioni nel breve termine potrà comprare l’indice della volatilità. In questo caso se il mercato scenderà le perdite potranno essere compensate, in tutto io in parte, dall’apprezzamento del VIX, se ciò si accompagna ad una volatilità in salita.
Gli strumenti da usare
CFD
I CFD, ovvero i contratti per differenza, permettono di guadagnare sulla variazione di prezzo dell’indice tra la data di apertura e di chiusura di una posizione. Le plusvalenze sono tassate al 26%; esse, tuttavia, sono compensabili con minus precedenti.
Barrier
Sono contratti che replicano il sottostante in modo preciso, senza effetto leva. Esse si chiudono automaticamente se il prezzo del mercato sottostante raggiunge il livello da te scelto, meglio noto come livello di knock-out, limitando così il tuo rischio. Si tratta comunque di strumenti molto speculativi che l’investitore farà bene ad evitare.
Speculazione rialzista (long)
Chi va “lungo” su un sottostante scommette sulla rivalutazione dello stesso. In particolare chi apre una posizione long sul VIX è una persona che teme un improvviso aumento della volatilità, con conseguente calo del mercato.
In sintesi può trattarsi di:
- un trader che voglia speculare in caso di impennata della volatilità
- un investitore che voglia proteggere il proprio capitale da possibili ribassi.
Speculazione ribassista (short)
Andare short sul VIX significa scommettere in una fase di tranquillità dei mercati. Una salita “senza traumi” dell’S&P 500, infatti, comprimerebbe la volatilità e con essa l’indice della paura.
Usare il VIX come copertura
Quando il VIX è basso, la correlazione negativa con l’indice S&P 500 rende possibile l’utilizzo delle opzioni VIX come copertura per proteggere il portafoglio da un crollo del mercato.
Il rischio di ribasso può essere adeguatamente coperto acquistando opzioni put, il cui prezzo dipende dalla volatilità del mercato. Gli investitori più accorti tendono ad acquistare opzioni quando il VIX è relativamente basso e i premi delle put sono convenienti.
Tali opzioni put protettive diventano generalmente costose quando il mercato è in ribasso; pertanto è meglio acquistarle quando la necessità di tale protezione non è ovvia (ossia, quando gli investitori percepiscono il rischio di ribasso del mercato come basso).
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Giacomo Saver – CEO Segreti Bancari