Articolo pubblicato sull’edizione di INVESTO del 4/3/2020
L’interesse di molti investitori si concentra sui prodotti a distribuzione dei proventi. Questi, grazie all’accredito di una “cedola” periodica sul conto corrente, appaiono interessanti dal momento che è immediato vedere la liquidità generata.
Tuttavia, laddove sia possibile scegliere, l’opzione dell’accumulazione dei proventi è più vantaggiosa grazie al differimento nel pagamento delle imposte.
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Differenze tra ETF ad accumulo e a distribuzione
Immaginiamo di avere due diversi ETF, che replicano lo stesso indice. Il primo di essi è a distribuzione dei proventi, mentre il secondo è ad accumulazione. La differenza nel modo con cui i proventi sono pagati ha un impatto notevole sulle performance di lungo periodo.
I prodotti che pagano una cedola, ad esempio, avranno una quotazione più costante degli altri. La ragione è semplice: se quello che viene incassato è distribuito, il prezzo dell’ETF crescerà solo per effetto del rialzo dei prezzi. Nel calcolo della performance complessiva dell’investimento occorrerà tenere conto sia dell’incremento di prezzo, sia delle somme distribuite e accreditate in conto.
Viceversa, gli ETF ad accumulazione reinvestono i proventi. Invece di distribuire ciò che hanno incassato questi ultimi comprano altri strumenti finanziari che compongono l’indice sottostante.
Per questo motivo il loro prezzo cresce più rapidamente dei prodotti che distribuiscono. Gli ETF a distribuzione non incrementano il numero di “quote” in capo all’investitore. Al contrario i “pezzi” restano sempre gli stessi, mentre cresce il loro valore unitario grazie al reinvestimento.
Diverso è il caso in cui è l’investitore a fare l’operazione di reimpiego, comprando “manualmente” altre quote di un ETF grazie al soldi che lo stesso ha accreditato sul conto corrente. Questa operazione è da evitare, poiché espone l’investitore al pagamento di tasse e commissioni per il reinvestimento.
Gli ETF ad accumulazione possono essere trasformati in prodotti a distribuzione
È sempre possibile trasformare un ETF ad accumulazione in uno a distribuzione. Infatti, all’occorrenza, vendendo un numero di quote corrispondente all’incremento di valore del prodotto si “portano a casa” gli utili.
In questo modo è possibile pagare le tasse solo su una parte dei guadagni. Almeno fino a che non si vende tutto.
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Gli ETF ad accumulo sono fiscalmente più efficienti
L’esempio che segue mostra i vantaggi fiscali dei prodotti ad accumulo, rispetto a quelli a distribuzione.
Decidiamo di investire 100.000 € in un ETF la cui quotazione è di 100 €. Il numero di azioni comprate sarà quindi pari al rapporto tra il capitale e la quotazione, ossia 1.000 “quote”.
Dopo tre anni la quotazione è cresciuta del 40%. Il valore dell’investimento passa da 100 a 140.000 €. Se l’ETF è a distribuzione, esso avrà pagato 40.000 € di cedole. Poiché esse sono tassate sul conto del cliente arriveranno 29.600 €. Non così male.
Alla fine del periodo ci troveremo con un capitale di 100.000 € e 29.600 € in contanti sul conto corrente. Dopo altri 3 anni il mercato cresce di un altro 30%. L’ETF distribuirà 30.000 € lordi che corrispondono a 22.200 €. L’investitore avrà quindi: 100.000 € di capitale più una somma di 51.800 € in conto.
Immaginiamo, invece, di aver avuto un prodotto ad accumulazione. Al termine dei primi 3 anni il valore sarebbe cresciuto di 40.000 €, analogamente al precedente. Tuttavia l’ETF non ha distribuito nulla. Per incassare l’utile avremmo dovuto vendere noi 286 “quote”, pari cioè al guadagno di 40.000 € diviso per la quotazione di 140 €.
Dal punto di vista fiscale, avremmo avuto un utile di 11.440 €, dato che ognuna delle quote vendute a 140 aveva un costo di acquisto di 100 €. L’importo netto accreditato in conto sarebbe quindi stato di 37.025 €.
Dopo altri 3 anni un ulteriore guadagno del 30% avrebbe portato la quotazione a 182 €. Noi avremmo ancora in portafoglio 714 pezzi dell’ETF, poiché delle 1.000 comprate ne abbiamo vendute 286. Il controvalore lordo è di 129.948 €.
Per consolidare 30.000 € dovremmo vendere 165 quote del costo medio di 100€. Tenuto conto del fatto che la tassa colpisce solo il guadagno in conto avremmo 26.512 €.
Considerato il controvalore attuale del portafoglio (182 € per 549 quote rimaste) più quanto incassato, arriveremo ad un totale di 163.455 €. Si tratta di un valore ben più alto dei 151.800 e realizzati nel caso dell’ETF a distribuzione.
Ovviamente al momento della vendita complessiva dell’ETF ad accumulazione pagheremo tutte le imposte, che fino a quel momento erano state differite. Tuttavia grazie al differimento delle tasse in avanti nel tempo il guadagno totale aumenterà, poiché anno dopo anno reinvestiremo il lordo.
Chi ha un ETF a distribuzione e decide di reinvestire gli utili comprerebbe, invece, altre quote dello stesso. Tuttavia ad essere reinvestiti, in questo caso, saranno i proventi netti, poiché al momento dello stacco il 26% della tassazione è stato già prelevato.
L’effetto della capitalizzazione composta, in questo caso, ne risulta grandemente indebolito.
L’investitore accorto sceglierà quindi, laddove possibile, SEMPRE prodotti ad accumulazione lasciando perdere quelli a distribuzione.