Non sempre sottoscrivere un fondo pensione conviene. Infatti i vantaggi fiscali si scontrano con la rigidità del prodotto e costi e i costi.
Articolo aggiornato il 6 ottobre 2021
Come funziona un fondo pensione
Per capire se conviene sottoscrivere un fondo pensione è utile fare un riepilogo delle sue caratteristiche e delle modalità di funzionamento. In questo articolo sosterremo una tesi contro corrente, che ci aspettiamo susciterà delle polemiche tra i lettori.
A nostro avviso, infatti, non è conveniente sottoscrivere un fondo pensione nella maggior parte dei casi. In definitiva i costi che si sopportano ed i vincoli cui si va incontro soverchiano i benefici. È conveniente, invece, imparare a costruire da sé un piano pensionistico.
Le diverse tipologie di fondo pensione
I fondi pensione aperti sono quelli cui possono aderire tutti i lavoratori. Essi, a differenza di quelli chiusi, non sono vincolati alla categoria merceologica di appartenenza. I fondi pensione chiusi, invece, possono essere sottoscritti solo dai lavoratori del comparto. Cometa, a titolo di esempio, è riservato a chi lavora nel settore metalmeccanico.
L’adesione ad un fondo chiuso è di norma più conveniente. Infatti oltre ai costi minori è possibile sfruttare il contributo datoriale che il datore di lavoro versa ad integrazione.
Fondi pensione: vantaggi economici e fiscali
I vantaggi che si hanno aderendo ad un fondo pensione sono essenzialmente tre. In breve si beneficia del contributo del datore di lavoro, si ottiene sul TFR un rendimento maggiore di quello standard e si hanno vantaggi fiscali. Vediamo di che si tratta e perché, nonostante questi punti forti, non conviene sottoscrivere un fondo pensione.
Il contributo datoriale
Si tratta di una somma integrativa che, mese dopo mese, il datore di lavoro versa a beneficio del lavoratore. In mancanza dell’adesione ad un fondo tale somma non sarà incassata.
Rivalutazione del TFR
Mentre il trattamento di fine rapporto si rivaluta in base ad un tasso modesto, il fondo pensione permette di ottenere un guadagno superiore se la linea di gestione prescelta è redditizia. La rivalutazione del TFR, infatti, è pari all’1,50% fisso più il 75% dell’inflazione. Nel 2021, ad esempio, la rivalutazione media è stata dell’1,80% circa, contro un rendimento di un portafoglio fai da te di oltre il 6%.
Beneficio fiscale
I contributi versati ad un fondo pensione sono deducibili dal reddito imponibile fino a 5.164 euro l’anno. Ciò si traduce in un risparmio istantaneo delle tasse pagate. Tuttavia il vantaggio sarà compensato dalla tassazione a scadenza della prestazione. Sebbene questa avvenga ad un’aliquota più bassa, in pratica lo Stato toglie domani in parte ciò che regala oggi.
Perché il fondo pensione non conviene
Alla luce di quanto visto la sottoscrizione di un prodotto pensionistico integrativo parrebbe conveniente. Invece, in linea di massima non è così a causa di alcuni lati oscuri e punti deboli.
Tassazione a scadenza
La parte di prestazione corrispondente ai contributi dedotta è tassata con aliquota “secca”, che va da un massimo del 15% ad un minimo del 9% se la permanenza nel fondo supera i 35 anni. Immaginiamo dunque un neoassunto con una RAL (retribuzione annua lorda) di 27.000 €.
Supponiamo anche che questa persona versi nel fondo pensione 100 € al mese. Il risparmio fiscale che otterrà, in base alla curva IRPEF del 2021, è di 324 €. Non male. Tuttavia, a meno di stangate fiscali, le imposte che pagherà alla scadenza saranno di 108 €. Ossia un terzo dei benefici fiscali del fondo pensione verrà ripreso.
Con 35 anni di ritardo, è vero. Ma può anche darsi che il fisco decida di aumentare il prelievo alla scadenza. A fronte di un vantaggio fiscale ridotto, rispetto alla narrazione prevalente, ci sono poi vincoli enormi.
I vincoli dei fondi pensione
1 – vincolo di fruizione delle prestazioni
Se la rendita che si ottiene convertendo il 75% del montante accumulato supera la metà dell’assegno sociale il lavoratore non potrà incassare tutta la prestazione sotto forma di capitale. Al contrario metà dell’importo maturato dovrà essere percepito sotto forma di rendita.
In breve: tanto più il fondo è ricco, tanto più è probabile che il beneficiario sia costretto a incassare una rendita, rinunciando così all’opzione del capitale.
2 – vincolo di durata
Il fondo pensione eroga le proprie prestazioni al raggiungimento dell’età pensionabile secondo il regime obbligatorio. Di conseguenza, al di fuori di certe ipotesi, è impossibile uscire da un fondo pensione prima della scadenza. Poiché l’età pensionabile avanza anche il momento in cui si percepiranno le prestazioni sarà ritardato.
A chi convengono i fondi pensione
La sottoscrizione di un fondo pensione conviene, secondo me, solo in questi casi.
1 – lavoratore ad alto reddito vicino alla pensione
In questo caso, poiché gli anni di contribuzione sono limitati, è probabile che sia possibile incassare la prestazione interamente sotto forma di capitale. Al contrario un giovane che abbia versato per tutta la vita avrà un montante contributivo elevato che lo costringerà ad optare per la rendita per almeno il 50% del totale.
Inoltre tanto più è alta la RAL tanto maggiore è il risparmio fiscale. La deducibilità dei contributi, infatti, dipende dall’aliquota marginale IRPEF. Tanto più questa è elevata, tanto maggiore sarà il beneficio fiscale.
2 – lavoratori di piccole aziende
Chi lavora in una piccola realtà corre il rischio che il datore di lavoro non sia in grado di versargli il TFR. Sono pochi, infatti, i datori di lavoro che accantonano annualmente la rata del trattamento di fine rapporto. La maggioranza di essi accumula debito, che magari non riuscirà a saldare.
Se il lavoratore sottoscrive un fondo pensione obbliga il datore di lavoro a versare la sua quota, più il contributo datoriale, anno dopo anno. In questo modo un eventuale default dell’azienda non precluderà il pagamento del TFR, poiché lo stesso sarà stato accantonato in precedenza presso un soggetto terzo.
Il rendimento del fondo pensione
Una delle ragioni per cui si sceglie di aderire ad un fondo pensione è l’ottenimento di un rendimento elevato dalle somme versate. Ciò è vero a patto che si scelga una linea di gestione aggressiva, e che i mercati finanziari siano clementi durante la vita lavorativa dell’individuo.
Senza dubbio se si opta per una linea azionaria e si lascia lavorare il capitale per 20 o trent’anni è probabile che il ritorno economico sia molto buono. Tuttavia questa non è una prerogativa dei soli fondi pensione. Un investimento di lungo periodo, fatto ad esempio con gli ETF, potrà offrire ugualmente rendimenti elevati, ma garantendo la flessibilità che manca ai fondi pensione.
Il portafoglio pensionistico che insegniamo a costruire e personalizzare nei corsi di A Scuola di Investimenti, ad esempio, ha avuto un rendimento medio storico dell’8%. Tuttavia, a differenza del fondo pensione, il capitale è liberamente disponibile.
I costi
La sottoscrizione di un fondo pensione comporta dei costi. Ad attirare l’attenzione dell’investitori dovranno essere, in particolare, i costi di gestione. Dato che stiamo parlando di un investimento di lunghissimo termine, una differenza impercettibile nella commissione annua farà una grossa differenza sul risultato finale.
Per questa ragione è importantissimo optare per fondi pensione con costi bassi. Essi, in linea di massima, sono per lo più i prodotti chiusi. Occorre, invece, fare attenzione ai fondi aperti e ai PIR che hanno oneri mediamente più elevati.
Conclusione sulla convenienza di un fondo pensione
Qualcuno mi accuserà di irresponsabilità. In definitiva rinunciare al fondo pensione significa essere ciechi di fronte al futuro. Ma non è così. Occorre distinguere, infatti, tra il bisogno di crearsi una rendita integrativa e lo strumento usato.
Se è indubbio che oggi sia necessario accantonare delle somme per rimpolpare una pensione sempre più magra, il fondo pensione non è lo strumento adatto. Meglio, in definitiva, farsi da sé un piano pensionistico usando le migliori tecniche e gli strumenti più efficaci.
Think different. Invest differently.
Giacomo Saver – CEO di Segreti Bancari