Dopo 35 anni di rialzo il mercato obbligazionario sembra giunto al capolinea. La fine delle politiche monetarie espansive da parte delle Banche Centrali e l’innalzamento fisiologico dei tassi di interesse, secondo molti commentatori, apre scenari apocalittici soprattutto per gli investitori in bond. Se è indubbio che il prossimo decennio sarà caratterizzato da rendimenti più bassi di quelli cui eravamo abituati, è altrettanto vero che i bond hanno ancora molto da offrire grazie alla bassa correlazione con le azioni e con gli altri attivi finanziari.
Vuoi imparare ad investire in autonomia? Scopri Welcome
I fondi obbligazionari sono al capolinea?
I fondi obbligazionari sono prodotti del risparmio gestito che acquistano panieri di obbligazioni mantenendo una durata costante dell’investimento. A differenza dell’acquisto diretto di singoli bond, i fondi obbligazionari non tengono i titoli fino alla loro scadenza, ma li vendono in anticipo per sostituirli con titoli aventi durata più lunga.
Il ragionamento dell’investitore diventa quindi questo: “se investo in obbligazioni e le tengo fino a scadenza, quanto meno avrò la restituzione del capitale. Se compro un fondo obbligazionario, invece, sono più soggetto alle oscillazioni derivanti dalle fluttuazioni dei tassi di interesse“.
In realtà se i tassi crescono, perdono tutti. Chi ha investito in fondi vedrà il controvalore del suo investimento scendere subito per poi risalire, grazie ai titoli con cedole più alte che verranno comprati al posto di quelli vecchi. Chi ha i cari vecchi BTP in portafoglio, invece, è psicologicamente tranquillo, ma resta ingabbiato in un bond a basso rendimento per tutti gli anni che mancano alla scadenza.
Nemmeno gli ETF obbligazionari sono esenti da questo problema. Con una durata media finanziaria pari a 6 anni, essi potrebbero perdere 10 anni di guadagni qualora i tassi di interesse risalissero di un punto percentuale.
Date queste premesse i fondi obbligazionari e l’investimento in obbligazioni sembra essere davvero al capolinea. Tuttavia i bond posseggono una caratteristica unica che li rende insostituibili: la capacità di stabilizzare un portafoglio titoli.
La duplice funzione dei bond
Investire in obbligazioni non serve solo ad ottenere un reddito periodico. I bond presentano caratteristiche uniche nell’ambito del panorama finanziario. Grazie alla loro scadenza certa essi presentano una volatilità ridotta rispetto alle altre classi di attivo. Gi interessi che maturano via via offrono una remunerazione certa all’investitore. Inoltre nel tempo la correlazione tra un paniere di obbligazioni e uno di azioni è piuttosto bassa.
Un portafoglio composto da azioni e da bond presenta il vantaggio di ridurre il rischio complessivo del portafoglio, a parità di rendimento finale. O, il che è lo stesso, aumentare il rendimento senza per questo incrementare il rischio. Ecco perché i fondi obbligazionari, in senso ampio, non sono affatto strumenti di investimento sorpassati.
Perché gli ETF obbligazionari sono ancora un buon investimento (e i fondi no)
Il problema della scarsa redditività dei fondi obbligazionari è sotto gli occhi di tutti. Il motivo principale di questa delusione risiede nei costi elevati che i prodotti obbligazionari addebitano ai propri clienti. Se i tassi di interesse resteranno bassi, i guadagni ottenibili saranno falciati dai costi, mentre se i tassi cresceranno i fondi obbligazionari perderanno in modo asimmetrico per colpa degli oneri di gestione.
Per ovviare il problema le società di gestione stanno usando un escamotage che consiste nell’infarcire i portafogli dei fondi obbligazionari di obbligazioni ad alto rischio:
Se, date queste premesse, i fondi obbligazionari sono strumenti finanziari da evitare, altrettanto non può dirsi degli ETF. Gli ETF obbligazionari addebitano costi minimi agli investitori (di solito non superiori allo 0,25% l’anno), hanno una maggiore trasparenza e non soffrono dell’alterazione della politica di gestione fatta dall’establishment bancario.
Particolare non trascurabile, gli ETF presentano una rotazione di portafoglio piuttosto contenuta, il che riduce anche i costi del market impact e gli oneri legati ad una operatività eccessiva.
BTP addio…
Investire in un paniere di obbligazioni per dare stabilità al portafoglio e ottenere, in una prospettiva pluriennale, un minimo di rendimento è una scelta saggia. Investire in BTP o in singoli titoli, invece, rischia di creare più danni che benefici. Oltre all’impossibilità di diversificare in modo adeguato il portafoglio, riducendo il rischio emittente, acquistando poche obbligazioni finirai con il creare un portafoglio “bullett” ossia concentrato su poche scadenze.
- Vuoi imparare come costruire un portafoglio personalizzato partendo da ZERO? Iscriviti al corso on line gratuito A Scuola di Investimenti;
- indeciso su dove investire? lasciati guidare da Backstage;
- cerchi analisi Premium e spunti operativi? Leggi INVESTO.
Think different. Invest differently.
Giacomo Saver – CEO di Segreti Bancari