La conoscenza delle basi della finanza comportamentale permette agli investitori di compiere scelte di investimento più efficaci. Perché alla fine conta solo ciò che si percepisce.
Cosa è la finanza comportamentale
La finanza comportamentale è un ramo nuovo dell’economia. Essa, in particolare, si basa sulla psicologia per comprendere il reale comportamento degli investitori sui mercati.
Al contrario dell‘economia classica, che fa riferimento a concetti e formule complesse, la finanza comportamentale usa strumenti delle scienze cognitive per aiutare gli investitori a compiere scelte migliori.
In breve, uno dei suoi autorevoli esponenti, Daniel Kahneman, afferma che ciò che vedi (e percepisci) in definitiva è ciò che conta.
La ragione per cui la finanza comportamentale è così importante è che gli individui commettono due errori a monte di tutto il processo di investimento.
Anzitutto essi credono di essere razionali e di compiere scelte ragionate, mentre è vero il contrario. In secondo luogo gli investitori credano che per guadagnare occorra disporre delle tecniche migliori e delle previsioni più accurate.
Invece, come sanno i partecipanti ai nostri corsi di formazione, la sola conoscenza delle tecniche di investimento non permette di ottenere rendimenti elevati.
Migliorare i rendimenti con la psicologia
Una delle scoperte più interessanti della finanza comportamentale è la violazione della regola dell’utilità attesa.
Secondo la teoria microeconomica del portafoglio, infatti, gli individui cercano di massimizzare la propria funzione di utilità e, nel farlo, sono indifferenti ai guadagni ed alle perdite.
Tuttavia, studi empirici hanno mostrato che la percezione dei profitti e dei rendimenti è asimmetrica. Intendo dire che, secondo Kahneman il dolore associato ad una perdita è doppio rispetto al piacere associato ad un guadagno.
Da ciò segue che nella mente degli investitori si crea uno scollamento tra l’andamento reale dei mercati e quello percepito.
Il grafico che segue mostra l’andamento effettivo e quello percepito dell’indice azionario globale MSCI WORLD, in euro, con reinvestimento dei dividendi dal 2000 al 2020:
Si nota subito che chi ha subito una perdita forte nei primi anni 2000, stenta a credere che i mercati abbiano raggiunto e superato questi livelli.
La stessa situazione si presenta se accorciamo l’orizzonte a dieci anni (2010 – 2020):
Dallo studio dei grafici possiamo trarre due consigli per chi vuole investire per il lungo periodo.
Lo sfasamento nei rendimenti percepiti forma le bolle speculative
Se è vero ciò che abbiamo detto, risulta evidente una regola universale. Gli investitori impiegano molto tempo a recuperare le perdite emotive.
Ciò implica che quando la percezione sarà quella di mercati in rialzo, la massa si getterà sugli stessi. Le quotazioni, tuttavia, sono su livelli molto più alti di quelli percepiti. Il risultato è che l’arrivo in massa degli investitori provocherà la formazione di una bolla speculativa.
La percezione delle perdite amplifica i ribassi
Le fasi di ribasso dei mercati, di norma, sono acute. Oltre a ciò gli effetti dei crolli sono amplificati dalla errata percezione degli individui.
Abbiamo visto, infatti, come un -10%, nella testa degli investitori, equivalga grosso modo ad un -20%. A causa di questa percezione amplificata, le pulsioni ad uscire dai mercati sono molto forti. A titolo di esempio, un investitore in grado di tollerare una perdita massima del 30%, sarà tentato di uscire in seguito ad un ribasso effettivo del 15%.
L’investitore consapevole farà bene a considerare la differente percezione dei guadagni e delle perdite all’interno della sua strategia di portafoglio.
Think different. Invest differently.
Giacomo Saver – CEO di SegretiBancari.com