Tasso di inflazione, crescita economica e tassi di interesse. Qual è il legame tra queste variabili? Cosa spingerà la FED a compiere passi diversi dalla BCE e quali sono le mosse giuste da compiere?
ATTENZIONE!
Questo articolo non vuole fare alcuna previsione circa il futuro andamento dei tassi. Non è un disclaimer, ma un dato di fatto. Dal 2010 siamo sul mercato e abbiamo aiutato migliaia di persone ad investire in modo più redditizio rifiutandoci categoricamente di prevedere i mercati.
Sappiamo che NESSUNO può prevedere nulla. Se anche tu vuoi investire senza prevedere (né rinunciare al guadagno), continua qui.
Situazione in Europa e mosse della BCE
Da settembre 2023 i tassi ufficiali della BCE sono fermi al 4,50%. L’istituto di Francoforte, infatti, ha ritenuto che ulteriori incrementi del costo del denaro avrebbero potuto compromettere una crescita economica debole. Peraltro l’inflazione, dopo la fiammata del 2022 – 2023 sembra essere tornata sotto controllo. Infatti il tasso di crescita dei prezzi nel Vecchio Continente si muove tra il 2,40% ed il 2,70% annualizzato.
La cosa interessante è che il trend inflativo è in discesa, lasciando supporre un contesto più disteso per ciò che riguarda il potere di acquisto della moneta. Di fronte a noi ci sono essenzialmente due scenari diversi:
- soft landing (atterraggio morbido) che si realizza con un’economia che continua a crescere (anche se poco) in presenza di un’inflazione in discesa e sotto controllo;
- hard landing, che si verifica quando il raffreddamento dei prezzi avviene a scapito della crescita economica.
In Europa ci troviamo verosimilmente nella prima ipotesi. La crescita è debole, prossima allo zero. Tuttavia nel primo trimestre 2024 c’è stato un piccolo “sussulto”. Le imprese sono abbastanza ottimiste, mentre il settore dei servizi è il più “trainante” rispetto alla manifattura.
Le mosse della BCE
Con una crescita complessiva, stimata nello 0,80% per l’intero 2024 nei mesi estivi potrebbero esserci due riduzioni dei tassi di interesse: a giugno e a luglio. Sebbene non ci basiamo su queste (o altre previsioni) per offrire i nostri servizi di consulenza indipendente, il mercato si attende due tagli dei tassi.
Situazione negli USA e mosse della FED
Negli USA la situazione è del tutto diversa rispetto all’Europa. Per prima cosa i tassi sono fissi su livelli più alti: parliamo, infatti, del 5,50% contro il 4,50% . L’ultimo ritocco è stato fatto a luglio 2023. Tuttavia l’inflazione, a causa delle considerazioni che stiamo per fare, è più rigida (o “appiccicosa”).
L’indice dei prezzi CPI, che tiene conto anche delle componenti più instabili come, ad esempio, l’energia, viaggia al 3,36%. Al contrario l’inflazione core, depurata cioè di quelle stesse componenti, è ferma al 3,62%. Il punto cruciale è che l’inflazione “stabilizzata” non scende tanto quanto la prima.
Questo è il motivo per cui la dinamica ribassista dei tassi di interesse negli USA è completamente diversa. Mentre in Europa l’inflazione è sotto controllo, motivo per il quale la BCE può essere più “rilassata”, la FED non può fare altrettanto. Bill Gross, un esperto del mercato obbligazionario, mette in guardia gli investitori contro un rigurgito di volatilità nel mercato obbligazionario statunitense per effetto della rimodulazione delle aspettative.
Le mosse della FED
Mentre ad inizio 2024 le attese erano per 6 – 7 tagli dei tassi di interesse nel prossimo futuro, ora la situazione è del tutto cambiata con implicazioni operative importanti come vedremo tra pochissimo. Le attese, al momento in cui scrivo (fine maggio) sono per uno, al massimo due, tagli dei tassi nel 2024.
La crescita economica superiore alle attese nel quarto trimestre del 2023 ha fatto sfumare possibili interventi a breve termine. Inoltre gli indicatori previsionali del ciclo economico (come ad esempio il PMI) dimostrano come ci sia ancora una certa effervescenza nel mercato USA.
I nostri consigli
Investire in Treasury lunghi è rischioso. Oltre al fatto che si corre un rischio di cambio (a meno di attivare una onerosa copertura dello stesso) ci si espone ad una volatilità crescente. Potranno tornare in auge, invece, i bond emergenti in dollari grazie al fatto che la divisa potrebbe restare su valori elevati.
Tuttavia noi non consigliamo ai nostri clienti di non prendere posizione su questa classe di attivo salvo esigenze molto particolari. I titoli governativi emessi dagli emergenti, infatti, presentano fluttuazioni elevate mentre non offrono rendimenti sufficientemente stabili come, ad esempio, le azioni.
Sul fronte azionario, invece, le prospettive favorevoli dell’economia USA sono già incorporate nei prezzi attuali. Le trimestrali sono state positive, ma il livello dei prezzi dei titoli USA (e relativi indici) è piuttosto alto, sia in termini storici sia di confronto con altre aree geografiche. L’investitore attento farà bene a ridurre l’esposizione in azioni USA, ricordando che a periodi di sopravvalutazione fanno seguito inevitabili periodi di sottoperformance.
Per questo siamo qui…
Era il 7 dicembre del 2009 quando pubblicammo il nostro primo articolo su blogspot. Una data simbolica, perché a Milano è festa patronale e Milano è la capitale della finanza. Da allora non abbiamo mai interrotto la nostra missione per aiutarti ad investire in modo diverso, usando la testa e non lo stomaco e credendo nella semplicità.
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Giacomo Saver – CEO Segreti Bancari