Tutti pazzi per gli ETF. Ma davvero investire nei replicanti è sicuro? Tutto quello che c’è da sapere per fare una scelta oculata e corretta.
ETF le ragioni del boom
Nonostante i prodotti d’investimento siano molteplici e ormai ben recensiti in ogni dove, gli ETF continuano a farla da padrone, inserendosi in calce ad ogni blog, statistica o forum come il miglior accesso per gli investitori consapevoli.
Gli ETF (Exchange traded found) replicano interi indici finanziari, in modo fisico o sintetico. Al contrario di ETN ed ETC, che sono passività bancarie e che, invece, presentano il rischio di default dell’emittente.
La similitudine degli Exchange Traded Funds con i tradizionali fondi a gestione attiva li rendono semplici da capire e utilizzare. Per non contare il fatto che i costi di commissione e la tassazione aggiunta risultano sensibilmente bassi rispetto ad un fondo tradizionale.
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Inoltre la possibilità di poter scegliere tra ETF a distribuzione, dai quali i contraenti ricevono un cedola mensile, ed ETF ad accumulazione, nei quali l’utile viene reinvestito automaticamente nel capitale, propone due prospettive che incontrano le esigenze di una vasta gamma di clientela.
Investire in ETF è davvero sicuro?
Nati nel lontano 1993 negli Stati Uniti d’America, sono sbarcati in Italia a partire dal 2002. Negli ultimi anni diverse banche sono state “costrette” a proporli, nonostante sugli ETF i guadagni per gli istituti di credito siano decisamente contenuti. Il basso costo è e resta, infatti, uno dei pregi fondamentali di questo strumento.
Un ulteriore – e non trascurabile – vantaggio, risiede nel fatto che i cloni facciano parte della famiglia dei “fondi comuni”, ma rispetto a quest’ultimi non prevedano il così detto “rischio gestore”. Gli ETF, in breve, si prefiggono lo scopo di replicare l’andamento di un determinato indice (benchmark) in modo lineare.
La gestione passiva implica la totale assenza di discrezionalità da parte del gestore. L’acquirente, infatti, conosce a priori i titoli in cui il prodotto investirà.
In parole povere: un ETF sul prezzo dell’oro replicherà le variazioni del prezzo di quella materia prima. Un ETF sul NASDAQ replicherà le movimentazioni di quell’indice.
Rischi e sicurezza
Gli ETF sono strumenti regolamentati e non c’è un rischio di default dell’emittente, poiché sono a tutti gli effetti dei fondi di investimento, e di conseguenza godono delle stesse garanzie riservate a questa categoria. Il patrimonio investito in ETF è separato da quello della società che ne cura l’emissione e la gestione.
Tuttavia, gli investitori in ETF non godranno di un capitale garantito: quindi si può tanto guadagnare quanto andare in perdita. Questo risulta però abbastanza ovvio: se non c’è rischio non ci può essere profitto.
E qui arriviamo ad un altro punto focale: se la gestione è oculata l’investimento in fondi passivi è realmente vantaggioso. Il solo rischio cui l’investitore è soggetto, infatti, è quello di mercato.
Un secondo aspetto rilevante attiene alla presenza dei possibili rischi associati alla struttura di un Exchange Traded Funds.
A tal riguardo, un ETF può fallire? Esiste concretamente un rischio di default su uno specifico ETF, indipendentemente dalla sua composizione interna?
Sono solo alcune delle tanti dubbi di coloro che decidono di avvicinarsi a questi prodotti finanziari. È doveroso considerare, tuttavia, come la struttura stessa di un ETF risulti già di suo molto diversificata. Lo stesso può infatti essere visto come un portafoglio multiasset, creato in modo automatico.
Il rischio di default è nullo grazie alla separazione tra il patrimonio del fondo e quello del gestore. I prodotti a replica fisica, inoltre, detengono direttamente i titoli sottostanti.
Gli ETF sintetici, invece, devono offrire per legge adeguate forme di copertura in titoli. Specifiche norme prevedono che un clone non possa investire più di una determinata percentuale (solitamente 10%) in prodotti derivati di un unico emittente.
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Accessibilità, mobilità e tempistiche
Caratteristica peculiare degli ETF è il fatto di essere quotati, quindi di poter essere acquistati e venduti liberamente sul mercato: le oscillazioni sono “controllate” da intermediari specializzati (un market maker, specialist, con obblighi di indicare prezzi in acquisto ed in vendita) per evitare oscillazioni eccessive rispetto al valore intrinseco (costituito dal valore delle azioni possedute, o Net Asset Value, NAV).
Grazie a questo sistema di negoziazione ed alla stretta correlazione con l’indice di riferimento, gli ETF consentono anche ai piccoli risparmiatori di poter investire sugli indici di borsa senza disporre di cifre consistenti. Le operazioni inoltre possono chiudersi nel giorno stesso, a differenza dei normali fondi che prevedono tempi ben più lunghi (una sottoscrizione è valorizzata, se va bene, dopo 5 giorni; per un disinvestimento i tempi possono allungarsi maggiormente).
Inoltre, oltre che dalla propria banca, gli ETF possono esere comprati comodamene dall’homebanking. Basta possederne il codice ISIN, reperibile su qualunque sito di finanza, e in pochi clic tutto è fatto.
Per l’appunto, dopo aver studiato e consultato quali sono i prodotti ETF che meglio si adeguano al vostro profilo, vi consigliamo caldamente di non lasciarvi spaventare da quegli intermediari che cercano dissuadervi nella sottoscrizione di questo investimento.
Investire in ETF è sicuro. L’importante è scegliere i prodotti giusti e avere una buona strategia complessiva di portafoglio.
Per approfondire
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Giacomo Saver – CEO di Segreti Bancari