Gli ETF hanno subito un vero e proprio boom negli ultimi dieci anni. Ma davvero investire in questi strumenti è sicuro? Quali sono i rischi che corriamo quando scegliamo un fondo passivo, e a cosa prestare attenzione?
Il segreti del successo degli ETF
Arrivati in Italia nell’autunno del 2002, gli ETF hanno avuto una espansione fenomenale, come dimostra la crescita congiunta delle masse gestite ed il numero degli strumenti disponibili. Su Borsa Italiana, ad esempio, c’erano 1482 fondi quotati a fine 2021.
Le ragioni del successo sono semplici:
Costi bassi
Il vantaggio degli Exchange Traded Funds sta nei costi di gestione molto bassi. Essi si aggirano tra lo 0,10% e lo 0,50% l’anno e sono sensibilmente inferiori rispetto ai fondi a gestione attiva. Essi, inoltre, non hanno commissioni di ingresso né di uscita. Comprarli e venderli costa circa lo 0,20%, contro il 3-4% dei fondi tradizionali.
Trasparenza
Un fondo passivo annulla il rischio gestore. In breve la sua performance clona esattamente quella dell’indice sottostante togliendo ogni discrezionalità a chi amministra il prodotto. È inoltre facile sapere esattamente dove si investe. I siti degli emittenti mostrano con precisione la composizione del portafoglio sottostante.
Compare e vendere
Un ETF si può comprare o liquidare tutti i giorni lavorativi della settimana, grazie alla presenza di un mercato ufficiale. Consigliamo, però, di operare nella parte centrale della giornata, evitando le fasi di asta (di apertura e di chiusura) in cui i prezzi potrebbero essere volatili.
Quanto si guadagna
La redditività di un ETF dipende moltissimo dal tipo di sottostante. Un prodotto azionario, in genere, renderà di più di un fondo obbligazionario. Tuttavia la volatilità cui sarà soggetto il portafoglio sarà maggiore.
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I rischi degli ETF
Quali sono i rischi che corre chi sceglie di investire in ETF? Ecco una disamina degli aspetti principali cui prestare attenzione.
Rischio di mercato
Il grafico che segue mostra l’andamento dell’ETF azionario globale di iShares:
Si nota subito la flessione del 30% circa subita in occasione della crisi del COVID 19. In linea di massima la volatilità di un prodotto azionario è del 20% per i cloni generalisti, ma arriva anche a valori superiori per prodotti di nicchia.
Scelta errata
Molto spesso gli investitori scelgono i prodotti in cui investire sulla base delle performance passate. Questo implica un notevole rischio, poiché i mercati tendono ad esibire un andamento ondivago con “regressione verso la media“.
Se si sceglie di acquistare un replicante solo perché questo è cresciuto, in assenza di ulteriori analisi, il risultato sarà scontato e deludente.
Modalità di replica
Esistono, come è noto, prodotti a replica fisica e strumenti a replica sintetica. In linea teorica i primi sono più sicuri, poiché detengono effettivamente gli strumenti finanziari che compongono l’indice. La realtà però è diversa. Infatti gli strumenti “fisici” presentano una minore efficacia nella replica di indici complessi, per i quali detengono solo un campione dei titoli rappresentativi.
Al contrario gli strumenti “sintetici” clonano più fedelmente gli indici. Senza contare che la presenza di un “collaterale” o di un “basket sostitutivo” rappresenta un ulteriore forma di garanzia.
Concentrazione
I prodotti settoriali incorporano il rischio di concentrazione. Indici di nicchia, in breve, sono composti da pochi titoli (a volte solo una ventina) e sono tutti a trazione Statunitense, con gli Usa che prendono il 60% circa dell’importo totale.
Rischi di chiusura o fallimento di un ETF
Esiste il rischio concreto che un clone chiuda i battenti. Se il delisting è totale il prodotto verrà chiuso. In questo caso l’investitore riceverà sul conto corrente il corrispettivo del NAV (Il valore della quota del giorno, come accade per i tradizionali fondi comuni). Nel caso in cui, invece, il fondo sia quotato su una Borsa diversa da quella in cui lo si era acquistato ne può derivare una oggettiva difficoltà a venderlo. Soprattutto se non si ha accesso a quel mercato.
Un ETF, invece, non può fallire. Esso, infatti, non ha debiti ma solo attività finanziarie. Qualora in portafoglio vi sian un derivato la legge impone alla società di gestione di coprirne l’esposizione, attraverso la garanzia di un portafoglio titoli.
Se, invece, fallisce l’emittente, poiché il patrimonio dell’ETF è autonomo, separato e custodito presso una banca depositaria, l’investitore non subirà alcuna perdita.
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Prestito titoli
I fondi a replica fisica di norma attivano il servizio di prestito titoli. Ciò implica un rischio di credito nei confronti di chi ha richiesto gli strumenti finanziari, per tutta la durata dell’operazione. Se la controparte, infatti, andasse in default l’ETF avrebbe un credito nei suoi confronti, ma non più il diritto di proprietà sugli strumenti trasferiti. Questi, infatti, rientrano nel patrimonio dell’Exchange Fund solo nel momento in cui il prestito è concluso.
Come evitare i rischi degli ETF
Ogni rosa ha le sue spine e i cloni non fanno certo eccezione. Esistono tuttavia alcune accortezze che puoi attivare sin da subito.
- Scegli i prodotti più liquidi e patrimonializzati. In questo modo eviterai il pericolo di delisting o di chiusura del fondo.
- Costruisci un portafoglio adatto a te e adeguatamente diversificato. Ciò ti permetterà di evitare di sopportare una volatilità eccessiva rispetto a quella che effettivamente sei disposto a tollerare.
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Giacomo Saver – CEO di Segreti Bancari