ETF a distribuzione o accumulo: quali sono meglio?

14 Maggio 2021

etf distribuzione o accumulo

Una guida per scegliere gli ETF migliori tra i prodotti ad accumulo e quelli a distribuzione dei proventi.

ETF a distribuzione

Gli ETF a distribuzione sono molto amati dagli investitori italiani. Essi, infatti, pagano dei proventi periodici. Ciò, in definitiva, li rende simili ai BTP ed ai titoli di stato cui le generazioni più “navigate” sono abituate.

In pratica questi ETF pagano, sotto forma di dividendo periodico, gli interessi e i proventi incassati nel corso del tempo. Avremo, pertanto, ETF che distribuiscono cedole ogni tre o sei mesi. Alcuni prodotti, addirittura, hanno una distribuzione mensile.

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Occorre però prestare attenzione ad un aspetto. L’importo incassato non è legato direttamente alla performance dell’ETF. Intendo dire che esso deriva da quanto il fondo ha in cassa e non corrisponde alla crescita del valore quota nel periodo di tempo.

Vantaggi degli ETF a distribuzione

Il principale beneficio degli ETF che pagano cedole sta nell’incasso automatico di una rendita. Bene, però, non farsi illusioni: nell’era dei tassi di interesse a zero gli importi accreditati saranno magri. Se, invece, parliamo di prodotti azionari il dividendo sarà più cospicuo. Occorre, tuttavia, tenere presente la maggior rischiosità di questi prodotti.

Il secondo vantaggio sta nella flessibilità del reimpiego. Ad esempio è possibile usare i proventi di un ETF obbligazionario per aumentare la quota di azioni. O, al contrario, sfruttare i dividendi azionari per aumentare le obbligazioni, riducendo così la rischiosità del portafoglio.

Svantaggi degli ETF con cedola

I prodotti che distribuiscono i dividendi hanno due limiti importanti. Il primo di essi è l’inefficienza fiscale. Poiché la cedola è tassata nel momento dell’incasso il prelievo fiscale si abbatte subito sull’investitore. Questi, in breve, prenderà 74 € a fronte dei 100 € lordi pagati. Se sceglierà di reinvestire l’importo reimpiegato, questo sarà al netto della tassazione.

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Inoltre il pagamento di un importo che finisce sul conto corrente limita i benefici della capitalizzazione composta.

ETF ad accumulo

I prodotti ad accumulazione reinvestono i proventi incassati. L’investitore, pertanto, non riceverà accrediti periodici sul conto corrente. Al contrario per monetizzare i profitti dovrà vendere in tutto o in parte il proprio investimento.

Ciò rende questi prodotti particolarmente flessibili e duttili. Per questa ragione nei nostri portafogli tendiamo a privilegiarli, laddove possibile e conveniente sulla base di numerosi parametri, rispetto a quelli a distribuzione.

Vantaggi degli ETF ad accumulazione

Grazie al reinvestimento dei proventi gli ETF ad accumulo sfruttano la capitalizzazione composta. Ciò permette una crescita più veloce delle somme investite nel corso del tempo.

Inoltre è possibile trasformare un prodotto ad accumulo in uno a distribuzione. Basta, infatti, liquidare un numero di quote corrispondente alla plusvalenza che si vuole incassare, e il gioco è fatto. Gli ETF ad accumulazione, infine, sono fiscalmente efficienti. La tassazione, infatti, avviene solo al momento della vendita.

Per tutto il periodo di detenzione dell’investimento i frutti incassati saranno reinvestiti in modo esentasse. Ciò favorisce una accelerazione nella crescita. Se, infine, si vende una quota parte del totale per incassare i guadagni la tassa non colpirà tutto l’importo. Il fisco, infatti, non sa che stiamo vendendo i profitti per cui considererà la dismissione come una vendita normale.

In sintesi pagheremo le tasse solo sulla differenza tra la quotazione di vendita ed il prezzo di acquisto, rimandando il resto in futuro. Ciò implica una posticipo dell’imposizione fiscale “completa”, e un maggior rendimento.

Gli svantaggi degli ETF ad accumulo

Gli ETF che accumulano non pagano rendite automatiche. Dovrà quindi essere l’investitore a liquidare il suo investimento per incassare i guadagni.

ETF e benchmark

Chi confronta, attraverso siti come Morningstar, un prodotto ad accumulazione o a distribuzione con l’indice di riferimento deve tenere in considerazione la dinamica dei dividendi. Si possono, infatti, verificare due casi curiosi da un punto di vista pratico.

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1 – ETF ad accumulo che replica un indice di prezzo

Un indice di prezzo stacca i proventi. Ciò significa che il suo valore dipende unicamente dal prezzo del sottostante. Inoltre, in occasione dei pagamenti, l’indice scende presentando il classico andamento “a sega“.

Se l’ETF che replica un indice di prezzo è ad accumulo la persistenza dei flussi di cassa in capo al fondo farà sì che il prodotto batta il benchmark. Si tratta, ovviamente, di un’illusione ottica che deriva dal fatto che il sottostante “perde” traccia dei proventi incassati.

2 – ETF a distribuzione che replica un indice total return

Un indice total return reinveste i dividendi. Se, tuttavia, un ETF che lo clona distribuisce proventi, in occasione dello stacco il fondo perderà il valore corrispondente al frutto distribuito. Poiché, però, l’indice non fa altrettanto si avrà la sgradevole sensazione che l’ETF sottoperformi il benchmark.

Questa situazione fornisce un alibi ideale per chi vuole screditare gli ETF affermando che essi rendono meno dell’indice che replicano.

Ogni investitore ha ora le conoscenze per decidere se sia meglio, in base alle proprie esigenze, avere ETF ad accumulo o a distribuzione. Occorre, tuttavia, considerare anche altri aspetti importanti. Limitarsi a scegliere un prodotto solo in base al fatto che paga o capitalizza la cedola può essere fuorviante. Soprattutto se si trascura la “qualità” dell’indice replicato.

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Giacomo Saver – CEO di Segreti Bancari

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