Dazi e mercati finanziari: cosa succede davvero e come investire con buon senso

9 Aprile 2025

Dazi: un’introduzione concreta per l’investitore

Nel mondo degli investimenti, i dazi rappresentano uno di quei temi che ciclicamente tornano a dominare i titoli di giornale e, di conseguenza, a influenzare i mercati. Al di là delle semplificazioni mediatiche, il loro impatto è spesso più complesso di quanto sembri: non si tratta solo di una questione politica o diplomatica, ma di un vero e proprio fattore di distorsione per l’equilibrio tra produzione, commercio e prezzi globali.

Quando si parla di dazi, l’investitore esperto dovrebbe farsi due domande fondamentali:

  1. Qual è l’impatto reale e misurabile di queste misure sul comportamento dei mercati?
  2. Come cambiano le logiche di asset allocation in un contesto di tensioni commerciali?

In questo articolo cercheremo di rispondere a queste domande con un approccio tecnico ma operativo, evitando i catastrofismi da prima pagina. Perché la vera protezione, anche in scenari complessi, non si ottiene reagendo d’impulso, ma costruendo portafogli coerenti con i propri obiettivi e ben diversificati.

Impatto immediato sui mercati: tra volatilità e reazioni a catena

L’annuncio dei dazi da parte dell’amministrazione Trump, ribattezzato da alcuni media come Liberation Day, ha offerto un esempio evidente di come i mercati reagiscano in modo violento a eventi percepiti come shock. In quel frangente, gli indici azionari statunitensi hanno registrato cali marcati: l’S&P 500, il Nasdaq, il Dow Jones e il Russell 2000 hanno chiuso in forte ribasso. Anche le quotazioni del petrolio — sia negli Stati Uniti che a livello globale — hanno subito una contrazione.

In termini tecnici, si è trattato di un repricing improvviso del rischio, con gli operatori che hanno scontato una possibile frenata del commercio internazionale, aumento dei costi per le imprese e, in prospettiva, una crescita economica più debole.

Questa dinamica ha portato con sé un incremento della volatilità implicita (misurata ad esempio dal VIX), che tende a salire nei momenti in cui l’incertezza aumenta e le correlazioni tra asset si indeboliscono.

La lezione operativa? Il mercato sconta rapidamente le cattive notizie, ma raramente nella direzione che immaginiamo. Reagire vendendo in fretta può voler dire cristallizzare le perdite e perdere eventuali rimbalzi successivi, che storicamente non tardano ad arrivare.

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I settori più colpiti (e quelli che reggono meglio)

Non tutti i titoli e settori reagiscono allo stesso modo quando entrano in gioco i dazi. Le aziende con catene di approvvigionamento complesse, distribuite a livello globale — in particolare quelle esposte al commercio con la Cina o con economie asiatiche — tendono a soffrire di più. È il caso di alcuni grandi nomi della tecnologia, ma anche di realtà come Restoration Hardware (RH), fortemente dipendente da fornitori asiatici, che ha subito cali rilevanti.

Tra i settori più penalizzati troviamo:

  • Tecnologia, soprattutto quella legata all’hardware e alla produzione di componenti elettronici;
  • Energia, per via del possibile rallentamento economico e quindi di una domanda minore di materie prime;
  • Beni di consumo discrezionali, i cui margini sono sensibili all’aumento dei costi e alla riduzione della domanda globale.

Dall’altra parte, alcuni comparti si sono rivelati più resilienti, se non addirittura in crescita:

  • Sanità e farmaceutica, meno esposti al commercio internazionale e spesso considerati settori difensivi;
  • Alimentari e retail “essenziale”, che tendono a mantenere livelli di domanda stabili anche in contesti incerti;
  • Utility, storicamente rifugio in momenti di stress di mercato;
  • Club di magazzino e grande distribuzione, che beneficiano di economie di scala e pricing power.

Spunto operativo

In contesti come questi, il valore dell’analisi settoriale torna a essere centrale. Un portafoglio ben costruito dovrebbe saper combinare crescita e difesa, evitando concentrazioni eccessive in titoli o aree vulnerabili a decisioni politiche o cambi di scenario macroeconomico.

Oltre la cronaca: l’importanza del contesto macro e storico

L’investitore accorto sa che la cronaca va sempre letta con le lenti della storia. I dazi, per quanto impattanti sul breve periodo, non sono una novità nel panorama economico. Le guerre commerciali sono strumenti ricorrenti in fasi di riequilibrio geopolitico, e la loro efficacia — dal punto di vista economico — è spesso dubbia.

Un caso emblematico è quello dello shutdown americano tra il 2018 e il 2019, coinciso con altre tensioni commerciali. Anche in quel frangente, i mercati reagirono negativamente all’inizio, salvo poi recuperare terreno nei mesi successivi. Questo perché l’economia reale, nella maggior parte dei casi, si adatta ai nuovi equilibri più velocemente di quanto non facciano i portafogli di chi investe in modo impulsivo.

In altre parole, il mercato sconta sempre il peggio. Ma spesso lo fa in modo eccessivo, offrendo a chi ha sangue freddo — e una struttura patrimoniale ben costruita — l’occasione di acquistare asset a prezzi più interessanti.

Asset allocation e approccio razionale: cosa fare (e cosa evitare)

Il contesto di dazi e incertezza è un banco di prova ideale per testare la qualità dell’asset allocation. Piuttosto che inseguire l’ultima notizia o rincorrere titoli “di moda”, è fondamentale chiedersi: il mio portafoglio è costruito per resistere a scenari imprevedibili?

Le risposte operative passano da qui:

  • Evitare la concentrazione: un portafoglio troppo sbilanciato sui titoli Big Tech, tipica conseguenza degli ETF a replica passiva ponderati per capitalizzazione, può diventare vulnerabile in presenza di dazi o nuove regolamentazioni.
  • Diversificare davvero: la vera diversificazione non è solo tra settori azionari, ma tra classi di attivo. Azioni, obbligazioni e — in contesti di forte incertezza — anche metalli preziosi come l’oro, hanno storicamente mostrato correlazioni deboli o inverse.
  • Accettare la volatilità di breve periodo: ribassi anche marcati possono diventare la “nuova normalità” in certi contesti. Ma vendere durante un ribasso equivale spesso a trasformare una flessione passeggera in una perdita permanente.
  • Mantenere un piano di lungo termine: ogni evento di mercato — dazi inclusi — ha un ciclo di impatto. Chi si muove in funzione di queste oscillazioni tende a perdere il disegno complessivo.

Conclusioni operative e consigli di lungo periodo

In presenza di dazi, il vero rischio non è il mercato in sé, ma l’errore comportamentale dell’investitore. Reagire d’istinto, sovrappesare i titoli apparentemente “vincenti” o sottovalutare l’importanza della diversificazione sono scelte che possono minare la stabilità di un portafoglio nel tempo.

Chi ha una strategia di asset allocation robusta, coerente con i propri obiettivi e costruita su basi razionali, non deve temere l’impatto dei dazi. Al contrario, può cogliere opportunità dove altri vedono solo rischio.

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