I Buoni del Tesoro Poliennali (BTP) hanno offerto la garanzia del rimborso del capitale e cedole interessanti nel corso degli anni. Ma oggi investire potrebbe non convenire più a causa dei bassi tassi di interesse.
Cosa sono i BTP e come funzionano
I Buoni del Tesoro Poliennali sono un titolo di debito emesso dalla Repubblica Italiana per reperire mezzi finanziari che ne garantiscano il corretto funzionamento.
Le spese sostenute da uno Stato – infrastrutture, assistenza, pevidenza sociale e, come nel nostro caso, parte del Sistema Sanitario Nazionale – vengono infatti finanziate solo in parte dal gettito fiscale. Il restante è sorretto dai Titoli di Stato e obbligazioni, acquistati da investitori e dai cittadini che intendano risparmiare.
Da un punto di vista pratico, se siete alla ricerca di un investimento “sicuro”, o per meglio dire con un basso livello di rischio dal punto della solvibilità dell’emittente, i BTP risultano essere tutt’oggi uno strumento obbligazionario ancora valido.
Il loro valore nominale contenuto (ad oggi fissato ad Euro 1.000), la possibilità di pianificarne il cash flow su base semestrale e la facilità di accesso rendono il BTP un titolo interessante sia per risparmiatori sia per gli investitori.
Ma come sempre, è bene conoscerne tutti gli aspetti prima di prendere decisioni avventate.
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I principali titoli pubblici italiani
Ecco, in breve, quali sono i titoli di Stato attualmente più presenti sul mercato:
BOT: Buoni Ordinari del Tesoro, ovvero titoli zero-coupon bond a breve termine (senza nessuna cedola). Ciò significa che il guadagno per l’investitore è dato unicamente dal fatto che alla scadenza il Tesoro rimborserà al titolare dell’obbligazione una somma maggiore di quella a cui l’investitore aveva comprato il titolo.
BTP SHORT TERM: sono titoli di Stato di breve durata che prendono il posto dei vecchi CTZ, i certificati del Tesoro Zero Coupon.
BTP, infine, hanno una scadenza variabile tra i 3 ed i 30 anni. La vera differenziazione sta nella cedola semestrale che questi titoli staccano, il cui valore si conosce già al momento della sottoscrizione. Oltre la cedola, l’investitore può essere remunerato anche dal fatto che il valore di rimborso è superiore a quello di emissione.
Esistono anche nella versione “inflation linked”, ossia indicizzati all’inflazione italiana o europea.
Quanto rende investire in BTP?
Senza banalizzare il discorso, ma cercando di rimanere pratici, possiamo dire che sono tre le modalità con cui potete far fruttare i vostri BTP: il tasso cedolare, lo scarto d’emissione e la vendita prima della scadenza.
Premesso che l’una non esclude l’altra, ci preme sottolineare quanto un ultizzo superficiale di queste tre strade potrebbe portarvi a gravose perdite.
Di conseguenza, è importante valutarle con attenzione.
La cedola (tasso cedolare)
Si tratta di un tasso annuale pagato ogni sei mesi, che prende il nome appunto di tasso d’interesse cedolare. Esso, in breve, è calcolato sul valore nominale del titolo. Ad esempio, un BTP con un tasso cedolare dell’1,20%, ogni sei mesi pagherà 1,20€ che saranno accreditati in conto, al netto della tassazione del 12,50%.
Il flusso delle cedole permette di pianificare il proprio cash flow.
Il disaggio (o scarto) di emissione
Un BTP viene collocato in asta, al suo valore di emissione. Parliamo di un evento molto complesso i cui partecipanti sono esclusivamente banche, assicurazioni, ecc.; ovvero investitori istituzionali.
Nel momento in cui il lasso temporale della sua esistenza volge al termine però, non è ovvio che venga rimborsato alla stessa cifra a cui è stato emesso. Proprio per questo motivo esiste un valore di rimborso predeterminato che può essere inferiore, uguale o superiore a quello iniziale. Abbiamo, pertanto, tre scenari possibili:
- Emissione sopra la pari: dove le cedole rappresentano un guadagno, mentre il rimborso rappresenta una perdita; ovvero il valore d’emissione è superiore a quello di rimborso;
- Emissione alla pari: dove semplicemente il valore di rimborso è uguale al valore di emissione;
- Emissione sotto la pari: ovvero quando il BTP viene piazzato sul mercato ad un prezzo inferiore a quello di rimborso, dunque sia la vendita sia le cedole possono rappresentare un fattore di guadagno.
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Plusvalenze e minusvalenze
Non è detto che acquistare BTP significhi necessariamente trattenerli in portafoglio fino alla loro scadenza. Difatti, non vi è nessun obbligo a riguardo e si può sempre scegliere di rivenderli sul mercato in ogni momento, senza vincoli o penali.
Riguardo la vendita, è necessario puntualizzare che il mercato dei Titoli di Stato è particolarmente dinamico. Normalmente trovare acquirenti non è un’operazione complessa e di conseguenza si presenta come poco costosa, mediata direttamente dalle banche. Ovviamente in caso di vendita anticipata si perderà il valore di rimborso e si incasserà solo quello del titolo al momento della vendita stessa, sopportando il rischio di una possibile perdita.
Per comprendere meglio questo aspetto ci può essere utile un esempio.
Se il BTP aveva un tasso di interesse maggiore di quello attuale, si presenteranno molti acquirenti disposti a pagare una cifra più alta di quella a cui vengono negoziati i titoli delle nuove emissioni.
Se, al contrario, il BTP aveva un tasso di interesse minore di quello attuale, poche persone vorranno acquistarlo e sarai costretto a venderlo a prezzi bassi. In quest’ottica lo scarto tra il valore di acquisto e quello di rimborso darà all’acquirente la cifra che avrebbe incassato con le cedole delle nuove emissioni.
Come, dove e quando comprare BTP
Dal momento che stiamo parlando di Titoli di Stato, che, come prima accennato, vanno a rimpinguare direttamente le spese che comunque una nazione è tenuta ad affrontare, il loro acquisto è enormemente semplificato. Infatti, puoi effettuare l’investimento direttamente dal tuo homebanking, oppure recarti in banca.
In entrambi i casi sarà necessario attivare un dossier di titoli abbinato al conto corrente.
Una volta ottenuto il conto titoli, si può accedere al MOT: il Mercato Telematico delle Obbligazioni o all’EuroTLX. Si tratta di mercati regolamentati in cui è possibile comprare e vendere le obbligazioni (e quindi anche i BTP, che sono obbligazioni statali), ognuno identificato dal suo codice ISIN.
Nello specifico, puoi acquistare BTP in due casi:
Attraverso le aste periodiche in cui il MEF colloca titoli di nuova emissione o “riapre” una serie già in circolazione. Il vantaggio sta nell’assenza di costi bancari; lo svantaggio nel fatto che le aste sono piuttosto rare.
Sul mercato secondario: una volta terminata la fase di collocamento, i BTP vengono comprati e venduti come ogni strumento finanziario. Il BTP, in definitiva, rimane sul mercato fino alla scadenza, ovvero quando il proprietario potrà riscuotere il capitale. Chi lo possiede, intanto, può usufruire del cash flow dato dalle cedole semestrali.
Quando conviene investire in BTP
Dato che i Buoni del Tesoro sono titoli con tasso fisso e lunga scadenza, il momento migliore per comprarli è quando ci si attende che i tassi di interesse restino stabili o scendano. Una situazione ottimale per acquistare il titolo si verifica durante i momenti di panico.
Ad esempio il crollo delle quotazioni avvenuto nel 2011, in concomitanza con la crisi del debito europeo, come scrivevamo già all’epoca rappresentava una imperdibile opportunità di investimento.
I rischi dei Buoni del Tesoro Poliennali
La salita dello spread è, per antonomasia, la crescita del differenziale tra i BTP e Bund (tedeschi) presi sull’arco decennale. Un panorama nel quale la banca centrale crede meno nel sistema Italia, e di conseguenza chiede rendimenti maggiori dai suoi Titoli di Stato.
Non è raro che in queste occasioni alcuni investitori optino per la vendita, spinti dalla paura di una caduta vertiginosa delle quotazioni. In breve il rischio di deprezzamento di un titolo a tasso fisso dipende direttamente dalla sua durata. Per questo motivo se si teme che, per diversi motivi i tassi di interesse possano crescere è meglio ridurre la durata dei bond in portafoglio.
Al contrario è conveniente investire in BTP lunghi quando si crede che i tassi scenderanno. In questo scenario, infatti, la rivalutazione in conto capitale sarà particolarmente interessante.
I BTP indicizzati
Nel Marzo 2012 è nato il BTP Italia. Si tratta di un titolo le cui cedole e capitale sono legati all’inflazione Italiana. Pensati per i risparmiatori Retail, questi titoli hanno riscosso l’interesse anche degli investitori istituzionali.
A differenza dei BTP trattati fin ora i BTP Italia hanno un rendimento basato su un tasso fisso, ma vengono calcolati su un capitale che di volta in volta è rivalutato in base all’inflazione. Ed è proprio questo il fascino questo strumento finanziario: la possibilità per il cittadino-investitore di poter, attraverso le cedole semestrali, recuperare le perdite dovute all’inflazione.
In ultimo le quotazioni di BTP italia ed i relativi grafici sono disponibili in tempo reale all’interno dei portali dedicati, accessibili a chiunque. Esistono, infine, i BTP€i le cui cedole e capitale sono indicizzati all’inflazione europea.
Questi, in breve, sono da preferire se si crede che i prezzi cresceranno di più nell’Eurozona rispetto che in Italia.
Conviene investire in BTP oggi?
È nostra opinione che sia oggi poco conveniente investire in BTP. I rendimenti, infatti, sono tenuti artificialmente bassi dall’intervento continuativo da parte della Banca Centrale Europeo. Considerato il livello elevato del debito pubblico italiano i tassi offerti sono troppo bassi per rendere conveniente l’acquisto massiccio di titoli.
Grazie alla loro ridotta volatilità e alla scarsa correlazione con il mercato azionario, tuttavia, è opportuno detenere una quota di Buoni del Tesoro sia come forma di diversificazione, sia per attutire gli eventuali impatti di un ribasso delle altre classi di attivo in cui si è investito.
Suggeriamo, comunque, di non eccedere con l’investimento in BTP.
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