Non serve essere degli esperti in materia per sapere che, storicamente, l’investimento in azioni è considerato il più redditizio nel lungo termine. Il punto è capire perché e come investire correttamente.
Perché conviene investire in azioni
Le statistiche parlano chiaro: avere dei titoli azionari in portafoglio è molto redditizio per il lungo periodo grazie all’effetto compounding, che garantisce una rendita superiore ad ogni altro tipo d’investimento. Sebbene ciò sia più o meno noto a tutti è anche vero, però, che se dovessimo intervistare un gruppo di investitori inconsapevoli la risposta non sarebbe unanime in termini di soddisfazione.
Molte persone, infatti, hanno un approccio sbagliato nei confronti degli investimenti. A causa di ciò vanno incontro a perdite più o meno consistenti, fino ad accusare i mercati per i risultati deludenti che hanno ottenuto.
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Per fare le scelte corrette è opportuno prendere in considerazione due elementi fondamentali: uno tecnico ed uno psicologico.
Effetto compounding
Dal punto di vista tecnico si parla di effetto compounding riferendoci al fenomeno per il quale il reddito generato da un investimento si capitalizza e cresce nel tempo. Nel caso delle azioni, in particolare, il tasso di crescita è superiore all’incremento di valore del bene reale a cui la stessa si riferisce.
Esso comprende, infatti, un’ulteriore crescita intrinseca che rende il suo apprezzamento esponenziale grazie all’anticipazione degli utili futuri che l’azienda avrà nel tempo. Un esempio, in questo caso, è utile per fare meglio comprendere il funzionamento dell’effetto.
Se Caio avesse acquistato 10.000 € in azioni della società A, e la stessa si fosse apprezzata del 20% durante il primo anno, egli ora avrebbe un controvalore di 12.000 €. Caio decide di mantener l’investimento. Durante il secondo anno, a fronte di un’ulteriore crescita del 20%, il controvalore totale passerà a 14.400 €.
Si tratta di un incremento più forte rispetto al +20% calcolato sul solo valore iniziale.
Il fenomeno del compounding fu definito da Benjamin Franklin come l’ottava meraviglia del mondo. Esso fa sì che nel lungo termine l’ aumento del 20% si applichi sia al valore iniziale, sia alle rivalutazioni successive.
Non è difficile immaginare quindi come Caio possa, nel caso visto, guadagnare esponenzialmente con il trascorrere del tempo solamente mantenendo la posizione.
Elemento psicologico
Un secondo aspetto che gioca a favore della convenienza dell’investimento in azioni nel lungo andare è di natura psicologica.
Tenendo monitorato l’andamento di un indice di borsa, comprese le oscillazioni dello stesso che tutti conosciamo, possiamo affermare che esso è tendenzialmente crescente nel corso del tempo. Il che significa che, fissato un’arco temporale, andremo probabilmente incontro ad una crescita del capitale investito.
Tuttavia, a fronte di ciò, gli investitori sono spesso scontenti. Perché? Ovviamente i fattori solo molteplici.
Al primo posto, il fatto che investitore azionario alle prime armi potrebbe scambiare la propria entrata in gioco come una scommessa.
Nel gioco d’azzardo, infatti, la vincita è fissata ad un evento futuro incerto, al verificarsi del quale si “vince” o si “perde”. Investire in azioni, invece, non ha all’orizzonte eventi predeterminati che determineranno o meno utili o perdite. In definitiva l’unico fattore determinante è la riuscita economica delle aziende nel mondo reale, da cui poi deriverà l’apprezzamento del valore azionario.
L’atteggiamento del giocatore d’azzardo fa si che non si abbia la pazienza o la lungimiranza che serve al borsista per poter, appunto, “vincere” sul lungo termine. Inoltre spesso la paura e l’avidità entrano in gioco, spingendo le persone a prese di profitto affrettate (take profit) o a vendite impulsive nel momento peggiore.
Conoscere la propria tolleranza al rischio e mantenere un atteggiamento distaccato nei confronti del mercato è indispensabile per guadagnare con la borsa.
La vendita allo scoperto
Si tratta di una speculazione ribassista, in virtù della quale l’investitore vende titoli che non possiede nella speranza di ricomprarli ad un prezzo inferiore. A causa di ciò si va incontro a costi aggiuntivi, sotto forma di interessi sul prestito titoli e al rischio di perdita qualora la quotazione salisse invece di scendere.
Quando investire in azioni
Esistono due scuole di pensiero a tal riguardo. L’analisi fondamentale afferma che è opportuno comprare un’azione quando il suo prezzo è inferiore al valore intrinseco del business. Quest’ultimo è rappresentato dai dividendi futuri attesi.
Se si tratta di un indice finanziario che mostra una tendenza crescente è opportuno procedere subito all’investimento. Magari può essere opportuno differenziare il momento di ingresso per evitare di subire perdite.
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Secondo l’analisi tecnica, invece, il momento ottimale per comprare azioni è quello in cui inizia a delinearsi un trend crescente.
Vantaggi fiscali
Spesso parlando di investimenti in azioni si fa riferimento alla loro efficienza fiscale. Le imposte, in definitiva, si applicano solo al momento della vendita ed è possibile compensare utili realizzati con perdite pregresse, pagando così meno tasse.
Ciò in riferimento soprattutto al fatto che, ovviamente, sarebbe un vero peccato nonché un’effettiva perdita pagare annualmente la tassazione dovuta, rinunciando quindi a parte del capitale che sarebbe in grado di generare ulteriore utile se lasciato al suo posto. Considerato quanto detto poco fa, anche poche migliaia di euro possono fare la differenza in una crescita esponenziale.
Per questo consigliamo di operare in modo oculato con le azioni, evitando compravendite eccessive il cui impatto sul rendimento sarebbe penalizzante.
Perché investire in azioni conviene
Un’ulteriore caratteristica che fa preferire l’azione agli altri strumenti finanziari è strettamente connessa alla sua stessa essenza. L’azione, infatti, costituisce una frazione reale dell’azienda. Ciò significa che l’investitore, acquistando l’azione, acquista l’azienda.
Diversamente da altri strumenti finanziari, in definitiva, la fonte di guadagno dell’azionista è duplice:
- apprezzamento del titolo (comune a tutti gli strumenti finanziari)
- partecipazione agli utili in via diretta sotto forma di dividendi, e indiretta attraverso l’aumento del valore della società, grazie al reinvestimento nel business degli utili non distribuiti.
Conclusioni
Una quota di capitale di rischio dovrebbe essere inserita all’interno di qualsiasi portafoglio. La teoria della finanza dimostra, infatti, come una percentuale compresa tra il 20% ed il 30% di “equity” migliori sensibilmente la redditività di un paniere obbligazionario, riducendone il rischio.
Occorre tuttavia ricordare che non esistono azioni sicure. Al contrario l’investitore consapevole farà bene ad evitare di comprare titoli di aziende conosciute, senza considerare il prezzo di ingresso. Titoli come Amazon, ad esempio, se acquistare nel momento sbagliato possono condurre a risultati disastrosi.
Meglio, in definitiva, diversificare usando prodotti come gli ETF che permettono di investire il proprio denaro in una molteplicità di titoli diversi.
Ulteriori risorse
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Giacomo Saver – CEO di Segreti Bancari