BTPi: risorsa o spreco? Abbiamo raccolto le principali indicazioni sull’investimento in titoli legati all’inflazione: scopriamo se vale la pena o meno.
I BTPi, o Buoni del Tesoro Poliennali indicizzati all’inflazione, sono titoli di Stato indicizzati all’inflazione emessi dal Tesoro italiano. Questi titoli hanno guadagnato popolarità tra gli investitori grazie alla loro capacità di fornire un flusso di reddito costante che tiene il passo con l’inflazione.
I BTPi sono inoltre considerati un’opzione di investimento sicura, poiché sono garantiti dallo Stato italiano.
In questo post esploreremo le caratteristiche dei BTPi, i loro vantaggi e il loro funzionamento. Parleremo anche del ruolo dell’inflazione nei BTPi e di come questa influisca sul loro valore.
Inoltre, forniremo una panoramica su come investire in obbligazioni BTPi e sui rischi associati all’investimento, con preziose indicazioni sui BTPi e sul loro ruolo in un portafoglio d’investimento diversificato.
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Cosa sono e come funzionano?
I BTP sono titoli di stato che pagano una cedola fissa per tutta la durata del titolo. In questo modo chi li sottoscrive sa di poter contare su un reddito certo e costante che puntualmente entrerà nelle sue tasche ogni sei mesi. Alla scadenza l’investitore incasserà il valore nominale del titolo che coincide con il 100% dell’ammontare acquistato.
Ma che cosa accade se c’è inflazione? I BTP continueranno a pagare la stessa somma in termini di interessi e di capitale alla scadenza. In termini reali, ovvero di potere di acquisto, questo può ridurre il valore del denaro.
I BTPi rispondono a questa esigenza. Sono del tutto simili ai BTP con una differenza fondamentale: tutti i valori che li riguardano sono corretti per tenere conto dell’inflazione attraverso appositi coefficienti moltiplicativi detti coefficienti di indicizzazione. il BTPi è collegato all’inflazione europea, mentre il BTP Italia a quella italiana.
Il capitale alla scadenza sarà moltiplicato per questo coefficiente che terrà conto dell’inflazione maturata dalla collocazione all’estinzione del titolo. Le cedole pagate dal BTPi saranno rivalutate sulla base dell’inflazione maturata sino al momento di pagamento e così via.
I BTP però sono e restano titoli di stato a tasso fisso. Per questo anche nella versione indicizzata non devono essere confusi con i CCT le cui cedole variano nell’importo a seconda dell’andamento del mercato monetario e dei tassi di interesse.
Investire in BTPi
I BTPi sono un’opzione d’investimento popolare per chi cerca pagamenti semestrali legati ai tassi d’inflazione dell’eurozona. Questi titoli a medio-lungo termine hanno scadenze di 5, 10, 15 e 30 anni e offrono agli investitori la possibilità di preservare nel tempo il valore reale del capitale investito.
Fino al settembre 2004, i BTPi venivano emessi esclusivamente tramite sindacati di collocamento. Da allora, tuttavia, per l’emissione si è fatto ricorso anche alle aste.
L’emissione basata su aste avviene tipicamente su base mensile e il governo annuncia i dettagli delle prossime emissioni, compreso l’importo massimo offerto, quattro giorni lavorativi prima dell’asta.
Dopo l’emissione, gli investitori istituzionali possono negoziare queste obbligazioni sul mercato secondario regolamentato (MTS), mentre tutti gli altri possono utilizzare il MOT (Mercato Telematico delle Obbligazioni e dei titoli di Stato) con un importo minimo di 1.000 euro.
Inoltre, è consentito il coupon stripping delle obbligazioni, con una richiesta minima di 1.000.000 di euro e massima del 50% del valore nominale in circolazione delle obbligazioni.
Come calcolare l’indicizzazione
Il BTPi garantisce un tasso di interesse costante in termini reali, cioè in termini di potere d’acquisto, fissato al momento dell’emissione (il cosiddetto tasso cedolare reale annuo). L’importo variabile delle cedole semestrali è calcolato moltiplicando il tasso di interesse cedolare reale annuo, diviso per due, per il capitale nominale indicizzato alla data di pagamento delle cedole.
Il capitale nominale indicizzato è pari al capitale nominale sottoscritto moltiplicato per il coefficiente di indicizzazione alla data di pagamento delle cedole.
Il coefficiente di indicizzazione (Ci) è calcolato sulla base dell’inflazione rilevata dall’Indice Armonizzato dei Prezzi al Consumo nell’Area Euro, elaborato e pubblicato mensilmente da Eurostat. Questo coefficiente permette di conoscere, a una data generica (giorno d del mese m), il valore del capitale nominale indicizzato in base all’andamento dei prezzi.
Il Ministero dell’Economia e delle Finanze pubblica mensilmente i valori giornalieri del coefficiente di indicizzazione nella sezione “dati statistici” del sito web del Debito Pubblico.
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