I certificati di investimento cash collect sono prodotti finanziari complessi da capire e più rischiosi di quanto sembri. Sebbene qualche consulente senza scrupoli li paragoni alle obbligazioni, essi sono una scommessa asimmetrica sul mercato azionario.
Cosa sono i Cash Collect?
I Cash Collect sono Investment Certificates particolari che permettono di beneficiare del positivo andamento di un sottostante ed incassare al tempo stesso cedole periodiche. Queste, in particolare, possono essere un premio incondizionato o condizionato dall’andamento del sottostante stesso.
In questo secondo caso la cedola viene pagata solo se, alle varie scadenze intermedie, la quotazione del sottostante è pari o superiore a quella della barriera. Allo stesso modo il livello della barriera determina se ci sarà o meno la corresponsione del premio a scadenza.
Si tratta quindi di certificati a capitale condizionatamente protetto che espongono l’investitore a rischi considerevoli, soprattutto in caso di ribasso importante del sottostante medesimo.
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A chi si rivolgono
Il prodotto è pensato per investitori che hanno una moderata visione rialzista sul sottostante. Chi, infatti, investe in Cash Collect non prenderà parte al rialzo dello strumento finanziario cui il prodotto è collegato, ma percepirà solo una cedola di importo fisso.
Anche chi ritiene che il sottostante possa scendere, ma non oltre il livello della barriera, potrà considerare l’investimento. Anche in questo caso, infatti, la remunerazione è garantita.
Come funzionano i Cash Collect
Ad ogni ricorrenza intermedia, tra l’emissione e la scadenza, i certificates possono pagare delle cedole/premio. Se le stesse sono incondizionate verranno accreditate sul conto corrente in ogni caso. Tuttavia nella maggior parte dei casi è necessario che il livello del sottostante sia pari o superiore a quello della barriera.
Se, invece, il sottostante ha perso “troppo” il premio non verrà pagato.
Cos’è l’effetto memoria
I certificati dotati di questa opzione “tengono in memoria” le cedole non pagate a causa dell’andamento sfavorevole del sottostante. Tuttavia, in occasione della prima scadenza intermedia in cui lo stesso supera la barriera, tutte le cedole precedenti verranno corrisposte.
Facciamo un esempio: immaginiamo che un Cash Collect paghi un premio annuo di 5€ a condizione che il sottostante non perda più del 40%. Ciò implica che la barriera è fissata al 60%. Se, al primo anno, il sottostante ha perso il 50%, sfondando la barriera, la cedola premio non sarà pagata.
Se, però, il secondo anno la chiusura del sottostante avverrà ad un livello superiore alla barriera stessa (ad esempio al 65% del valore iniziale), le cedole premio pagate saranno due, per un totale del 10%.
Rimborso anticipato
Se, ad una scadenza intermedia, il sottostante supera un certo livello (strike price o livello strike), il certificato rimborsa anticipatamente il proprio valore. Nel caso di andamento favorevole del sottostante, quindi, l’investitore vedrà restituire il proprio capitale prima della scadenza, di fatto chiudendo un investimento redditizio.
Rimborso alla scadenza
Se non è scattata la clausola di autocallable, ossia il certificato non è stato rimborsato prima, a scadenza si possono verificare due casi:
- scenario favorevole: il sottostante si trova sopra il livello di barriera. In questo caso l’investitore otterrà il valore nominale del titolo più le cedole non pagate, se è presente l’effetto memoria;
- scenario sfavorevole: se il sottostante chiude sotto il livello della barriera all’investitore sarà pagato il valore del sottostante, con una perdita considerevole.
Termini chiave
Prima di dare il nostro parere, da insider, sui Cash Collect, è bene fare un riepilogo dei termini con cui l’investitore consapevole dovrà prendere confidenza:
- ISIN: è un codice alfanumerico che identifica in modo univoco un certo strumento finanziario. Serve per cercarlo nelle varie piattaforme e su Google;
- Mercato di quotazione: il mercato dove lo strumento finanziario è quotato. I Cash Collect Certificate sono negoziati sul mercato SeDeX di Borsa Italiana o su CERT-X di EuroTLX;
- Scadenza: il termine ultimo di vita del titolo. In tale data l’emittente paga una somma legata all’andamento del sottostante, come abbiamo visto, e chiude il certificato;
- Sottostante: l’attività cui il certificato è collegato e che ne determina il flusso dei pagamenti;
- Strike price: è il livello di quotazione corrente del sottostante che determina il rimborso anticipato;
- Barriera: livello o prezzo del sottostante raggiunto il quale il certificate non garantisce più la protezione del capitale investito;
- Emittente: è la banca che emette il certificato e nei confronti della quale l’investitore ha un credito;
- Indicatore sintetico di rischio: misura, su una scala da 1 a 7, il rischio di un prodotto di investimento.
4 Cose che la tua Banca non ti Dice sui Certificati Cash Collect
E’ facile capire come mai le banche cerchino di vendere a piene mani questi prodotti. Lo facevano già dieci anni fa, quando ancora facevo parte dei bancari, prima di fondare questo sito. Figuriamoci oggi.
I cash collect sono prodotti opachi e inutilmente rischiosi che, forse, eviterai di sottoscrivere quando avrai scoperto alcune cose che il sistema finanziario scrive in piccolo nei prospetti che nessuno legge.
I Cash Collect incorporano due volte il rischio emittente
Investire in una singola azione comporta un rischio specifico legato alla vicenda della società sottostante. Non solo perdi tutto il tuo capitale se questa fallisce, ma potrai incorrere in perdite parziali anche se il titolo scende di valore.
Chiunque abbia delle azioni (o delle obbligazioni) in portafoglio corre il rischio emittente. Chi compra certificates corre due volte lo stesso rischio, perché avere un cash collect su ENI non equivale, nel peggiore dei casi, ad avere azioni ENI.
Poiché i certificates sono prodotti finanziari emessi da una banca, essi comportano anche un rischio di controparte. Se la banca emittente va in default perderai comunque il tuo capitale, anche se il sottostante è “sanissimo”.
Lo sfondamento della barriera trasforma il certificato in un’azione in perdita
Una delle ragioni per cui per le banche è semplice collocare i cash collect sta nel fatto che essi vengono assimilati alle obbligazioni. In fondo, ti dice il consulente, essi pagano dei premi più il capitale alla scadenza.
Purtroppo questo è solo un pezzo della storia. Affinché il certificate rimborsi il suo valore nominale occorre che il sottostante non sia mai sceso sotto la barriera.
E’ vero che la barriera corrisponde ad una perdita difficilmente realizzabile dal sottostante, ma stai attento. Se il titolo cui il cash collect è collegato perde molto valore, rinunci alla protezione proprio nel momento in cui ne avresti più bisogno.
Se il sottostante cresce tu prendi solo i “premi” di importo fisso e nulla di più. Se il sottostante perde tu sopporti la medesima perdita di coloro i quali hanno investito in azioni.
I cash collect sono scommesse asimmetriche sul futuro andamento del sottostante. Se questo cresce il guadagno è limitato, se scende oltre la barriera prendi tutta la perdita.
La Liquidità dei Cash Collect
Cosa accadrebbe se volessi rivendere prima della scadenza un certificate di questo tipo? Praticamente tutti i cash collect vengono quotati presso borsaitaliana, sul SeDex, e sono negoziabili. Ma chi è disposto a comprare e a vendere?
Nel 99% dei casi i certificates hanno un mercato illiquido, la cui unica controparte è lo stesso emittente. Se è lui il “monopolista” della quotazione esporrà i prezzi che ritiene più opportuni. In assenza di altri operatori che gli facciano concorrenza, a te non resta che prendere la sua offerta o tenerti i titoli.
Le Commissioni Occulte
Le banche affermano che sottoscrivendo i certificates in emissione non sopporti costi, perché il loro prezzo coincide con il valore nominale alla scadenza.
In pratica 100 € nominali di cash collect sono venduti a 100 €. I premi sono la tua ricompensa. Le cose, purtroppo, sono diverse.
Il valore “teorico” del certificato, calcolato secondo modelli matematici piuttosto complessi, è SEMPRE inferiore al prezzo di collocamento. Di solito si va da un minimo dello 0,50% ad un massimo del 3 o del 4%. Questo valore corrisponde alla commissione implicita di vendita.
La commissione implicita di vendita corrisponde all’incirca alla perdita di valore del certificate nei primi giorni di negoziazione degli stessi in borsa.
La prossima volta che senti parlare di un certificate, aspetta che sia quotato sul SeDex e osservane la quotazione. Se vedrai che quello che in collocamento valeva 100 il giorno dopo vale 98 sai perché.
Tre Cose da Verificare PRIMA dell’Investimento
Se scegli di investire in cash collect controlla queste tre cose, che possono fare la differenza tra una dolorosa perdita e un accettabile guadagno.
Il tipo di barriera
I certificates cash collect possono avere due tipi di barriera. Quella all’europea è la migliore, perché la perdita scatta solo se alla scadenza il sottostante è sotto il livello di barriera. Se il titolo perde di più durante la vita del certificate per poi recuperare, sei a posto.
La barriera all’americana prevede che se, in qualunque momento, il sottostante scende sotto il livello di barriera, la garanzia del capitale non è più assicurata. Il certificato ha toccato la barriera? Da quel momento in avanti esso si comporterà come se fosse l’azione sottostante.
A meno di recuperi dell’ultim’ora è quasi certo che subirai una perdita.
La clausola Call
I certificati cash collect di Goldman Sachs, ad esempio, prevedono che l’emittente possa rimborsare il titolo in qualunque momento. L’estinzione anticipata a discrezione della banca implica che da quel momento in poi non prenderai più nulla se non il capitale.
Conclusioni e approfondimenti
I Cash Collect vanno bene solo nel caso in cui tu abbia delle minusvalenze da recuperare e sia consapevole dei rischi. Meglio comprare sul mercato un certificate evitando di sottoscriverlo in fase di collocamento.
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Giacomo Saver – Segretibancari.com