I Buoni Postali Indicizzati sembrano aver conosciuto Tempi Migliori. Invece OGGI sono una valida alternativa per investire. Per tre ragioni fondamentali.
Chi vuole i buoni fruttiferi postali indicizzati? Apparentemente più nessuno. Perché sottoscrivere un investimento che paga degli interessi agganciati all’inflazione quando i prezzi scendono?
Ma per diventare un investitore consapevole devi guardare oltre il comune buon senso.
Per te ci sono tre valide ragioni per pensare con la tua testa. E per inserire una quota di BFPi nel tuo portafoglio ora.
Indeciso su dove investire? Possiamo aiutarti
Dove Investire: i buoni postali indicizzati all’inflazione italiana
Cosa me ne faccio dello 0,10% di rendimento all’anno?
Tuonò Franco quando gli parlai dei buoni postali indicizzati. Deluso dai rendimenti bassi il mio amico cercava delle valide alternative per i suoi investimenti sicuri. Ma il problema sta nel fatto che, apparentemente, l’investimento sicuro oggi è poco redditizio.
Ma lo 0,10% offerto nei primi 4 anni dai buoni postali indicizzati con la serie J48 è solo una parte del guadagno totale. Ad esso occorrerà aggiungere anche la rivalutazione in conto capitale provocata dall’inflazione. La svalutazione monetaria, infatti, si sommerà al guadagno reale dello 0,10% incrementando il ritorno complessivo.
L’inflazione è sotto le scarpe!!
Vero, ma esistono i così detti “corsi e ricorsi storici” o, detto in termini più scientifici, il “ritorno in media“. A periodi di bassa inflazione seguiranno periodi di alta inflazione perché la vita sul nostro Pianeta è ciclica. E se tu saprai guardare oltre il tuo naso finanziario otterrai un guadagno in termini economici rispetto alla massa.
Il primo motivo per cui scegliere i buoni postali indicizzati all’inflazione italiana sta nel fatto che essi non temono il calo dei prezzi, ossia la deflazione. Non è possibile, infatti, che il coefficiente di indicizzazione che tiene conto dell’inflazione maturata sia inferiore ad uno, nemmeno se ci sarà deflazione.
Questo è un vantaggio micidiale rispetto ai BTPi perché i buoni postali indicizzati permettono di evitare gli effetti negativi di una riduzione dei prezzi.
Il Segreto dei BFPi
Il tuo timore più grande (e giustificato) riguarda la seguente domanda:
che cosa accadrebbe in caso di rialzo dei tassi di interesse ai miei investimenti?
Se mi segui da tempo sai bene che esiste una relazione diretta tra durata di un titolo e la sua “sensibilità” al variare dei tassi di interesse. Ed il fatto che i buoni postali indicizzati abbiano una durata di 10 anni può spaventarti un pochino 🙂
Ma i BFPi funzionano diversamente dai BTPi. I primi, infatti, non hanno mercato ma vengono emessi e rimborsati sempre e solo al nominale più interessi (a partire dal 18-esimo mese dall’emissione) in contropartita diretta con le poste.
Sai che significa? Che i buoni postali indicizzati non temono nessun rialzo dei tassi perché qualora ciò accadesse ti basterà rimborsare i titoli ‘vecchi’ e meno redditizi al valore nominale per sottoscrivere qualche altra emissione più conveniente.
I buoni postali indicizzati, in termini più tecnici, non presentano nessun rischio di mercato ossia alcun rischio di oscillazione del controvalore investito che può solo restare costante o crescere.
Ma le buone notizie, per te, non sono ancora finite.
L’inflazione minima
I BFPi rendono solo lo 0,10% annuo lordo, è vero. Ma a questo valore occorre aggiungere l’inflazione (se positiva) o nulla in caso di ribasso dei prezzi. Per cui:
- se sei certo che i prezzi non cresceranno nei prossimi anni NON sottoscrivere i Buoni Postali Indicizzati;
- se credi che l’inflazione crescerà dai livelli di adesso, allora sottoscrivi i buoni, perché basterà un aumento minimo dei prezzi per portare il rendimento al di sopra di quello offerto dai BTP e dai bond a breve scadenza.
L’uomo della strada, sì proprio lui, quello che va in banca e si lascia convincere a sottoscrivere fondi comuni, ragiona solo basandosi sullo 0,10% annuo che è una parte del rendimento. Ma non considera l’ulteriore rivalutazione provocata dall’inflazione, poiché ritiene che i prezzi resteranno bassi per sempre.
E questo è un grossolano errore che tu che cerchi investimenti sicuri e redditizi non devi commettere.
Riepiloghiamo? Tre motivi per investire in buoni postali indicizzati
- i bfpi non sono quotati ed il loro prezzo è sempre almeno pari al valore nominale. Quindi rispetto ad altri bond sono protettivi in caso di rialzo dei tassi di interesse, perché possono essere estinti per dirottare il denaro verso forme di investimento più remunerative senza subire penalità;
- se i prezzi scenderanno invece di salire (deflazione) il rendimento dei BFPi resterà comunque positivo e pari al tasso minimo riconosciuto per quella serie (lo 0,10% per la serie J48 per i primi 4 anni poi crescerà);
- basterà una crescita dei prezzi molto bassa per fare salire i rendimenti del tuo investimento. Ragiona sempre in termini complessivi (tasso minimo + inflazione) e non solo in termini di tasso minimo, come se il resto non fosse importante.
Due ultime precisazioni:
Il lettore di segretibancari è una persona con un capitale medio piuttosto alto, superiore a 100.000 euro ed è di solito abituato ad andare in banca per investire perché odia le code alla posta o perché semplicemente non ha mai preso in considerazione questa possibilità.
Se ti riconosci in questa situazione sappi che puoi sottoscrivere on line i buoni indicizzati aprendo un conto bancoposta click.
Seconda cosa: oggi puoi ottenere rendimenti molto più elevati rispetto a quelli pagati dai buoni postali indicizzati usando un programma professionale per investire come l’Investimento Perfetto. Ma se non vuoi studiare il nuovo videocorso e vuoi una ‘dritta’ per fare meglio del 95% degli italiani alla ricerca degli investimenti sicuri, i buoni postali indicizzati all’inflazione italiana fanno al caso tuo.
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Giacomo Saver – CEO Segreti Bancari