La nuova legge di bilancio offre un’opportunità interessante per risparmiare sulle imposte, ma di cosa si tratta? Scopriamolo insieme.
L’affrancamento è una facoltà che il contribuente ha di liberarsi da un prelievo fiscale superiore, pagando un’imposta sostitutiva più favorevole. Si applica a diverse situazioni, come le plusvalenze in ambito societario, le rendite finanziarie, gli investimenti in fondi comuni o polizze vita.
Perché affrancare un bene? Quali sono i vantaggi e gli svantaggi di questa scelta? Come si calcola il costo dell’affrancamento? Quali sono le alternative possibili? In questa guida cercheremo di rispondere a queste e ad altre domande, fornendo alcuni esempi e dei consigli utili.
Affrancamento: cos’è?
L’affrancamento finanziario è una possibilità offerta ai risparmiatori di scegliere un regime fiscale più vantaggioso per le loro operazioni finanziarie che hanno generato plusvalenze. Si tratta di pagare anticipatamente l’imposta sulle plusvalenze maturate al 31 dicembre 2022 con un’aliquota ridotta del 14% invece del 26%.
Questa opzione vale per gli investitori che detengono quote di organismi di investimento collettivo del risparmio (Oicr) o polizze vita di ramo I e V. L’affrancamento equivale a una cessione fittizia del titolo, che consente di mantenere il titolo nel proprio portafoglio e di portare avanti l’investimento.
L’opzione deve essere esercitata entro il 30 giugno 2023, mediante comunicazione all’intermediario con il quale si intrattiene un rapporto di custodia o amministrazione. L’affrancamento può essere conveniente per chi ha titoli in guadagno e ha un orizzonte temporale d’investimento lungo, ma dipende anche dalle aspettative sull’andamento futuro degli strumenti finanziari.
Gli Oicr sono strumenti finanziari che raccolgono il risparmio di più investitori e lo investono in un portafoglio diversificato di titoli, azioni, obbligazioni, derivati o altri beni. Esistono diverse tipologie di Oicr, tra cui i fondi comuni aperti, i fondi chiusi, i fondi alternativi, i fondi immobiliari e gli Etf (exchange traded fund).
Le polizze vita di ramo I e V sono contratti di assicurazione che prevedono il pagamento di un capitale alla scadenza o al verificarsi di eventi attinenti alla vita dell’assicurato: le polizze ramo I sono quelle rivalutabili con gestione separata, in cui i premi versati sono investiti in un fondo comune e garantiti in termini di capitale.
Le polizze di ramo V sono quelle di capitalizzazione, in cui il capitale è determinato in base a una formula predeterminata. L’affrancamento si applica alla differenza tra il valore della riserva matematica al 31 dicembre 2022 e i premi versati.
Vantaggi e svantaggi dell’affrancamento
L’affrancamento finanziario è una possibilità offerta dalla legge di bilancio 2023 agli investitori che vogliono anticipare il pagamento delle imposte sulle plusvalenze maturate al 31 dicembre 2022 su alcuni strumenti finanziari, come fondi comuni, ETF, polizze vita di ramo I e V.
Ha dei vantaggi e degli svantaggi che dipendono dal tipo di investimento, dall’orizzonte temporale e dalle aspettative di rendimento. Tra i vantaggi dell’affrancamento ci sono:
- Lo sconto fiscale del 12% sulle plusvalenze virtuali al 31 dicembre 2022.
- La possibilità di mantenere l’investimento senza doverlo vendere per beneficiare dell’imposta ridotta.
- La certezza di pagare un’imposta fissa indipendentemente dall’andamento futuro dell’investimento.
Tra gli svantaggi ci sono:
- L’anticipazione del pagamento delle imposte che riduce la liquidità disponibile.
- Il rischio di pagare un’imposta su una plusvalenza che potrebbe non realizzarsi o trasformarsi in una minusvalenza in futuro.
- La limitazione della scelta agli strumenti finanziari previsti dalla legge, escludendo ad esempio le azioni e le obbligazioni.
L’affrancamento finanziario è quindi una scelta che va valutata attentamente in base alla propria situazione patrimoniale, fiscale e finanziaria, confrontando i pro e i contro di questa opzione.
Conviene?
L’affrancamento delle minusvalenze è un’operazione che consente di trasformare le perdite potenziali sui titoli in perdite effettive, da utilizzare per compensare le plusvalenze future. Questo meccanismo è vantaggioso quando si prevede un aumento delle aliquote fiscali sulle plusvalenze, come previsto dal 2023 in Italia.
Tuttavia, l’affrancamento delle minusvalenze ha anche degli svantaggi: innanzitutto, comporta un costo immediato, pari alla tassazione sulle minusvalenze affrancate; inoltre, implica la rinuncia al recupero delle perdite in caso di aumento del valore dei titoli affrancati.
Per questo motivo, non conviene fare l’affrancamento delle minusvalenze nel 2023 a meno che non si voglia vendere i titoli oggetto dell’affrancamento a breve termine, cioè entro pochi mesi dall’operazione. In questo caso, infatti, si potrebbe beneficiare di una minore tassazione sulle eventuali plusvalenze realizzate.
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